Questa mattina davanti al Tribunale di Milano erano in tanti. Assieme alle donne e uomini di Libera arrivati numerosi da tutta Italia c’erano anche i giornalisti: la Fnsi, l’Usigrai e l'Associazione Lombarda dei Giornalisti, con una delegazione guidata da Vittorio di Trapani e Beppe Ceccato.
Tutti presenti per sostenere don Luigi Ciotti all’udienza in camera di consiglio per l’opposizione alla richiesta di archiviazione delle minacce rivolte da Totò Riina al fondatore di Libera. L’anziano capomafia di Corleone, nel 2013 chiacchierando nel carcere di Opera con il boss della Sacra Corona Unita, Alberto Lorusso, aveva auspicato la morte di don Ciotti.
La giustificazione dell’archiviazione sta nel fatto che i due boss mafiosi non sapevano di essere intercettati: era, dunque, “solo” uno sfogo di un vecchio che però non aveva raggiunto il destinatario della minaccia, quindi, senza pericolo per la vita del sacerdote.
L’avvocato di don Luigi e vicepresidente di Libera Enza Rando ha sostenuto esattamente il contrario: si tratta di minaccia e anche seria, da non sottovalutare, visto chi è l’autore.
Fnsi, Usigrai e Alg attraverso i loro vertici (il segretario Raffaele Lorusso, il presidente Giuseppe Giulietti, il segretario Usigrai Vittorio di Trapani e il presidente dell’Alg Paolo Perucchini) hanno voluto essere accanto a don Luigi perché gli atti minatori contro di lui sono diretti anche a tutte le persone che combattono contro le mafie e la corruzione, per la legalità, giornalisti inclusi, spesso intimiditi, minacciati e costretti, sempre più spesso, a vivere sotto scorta.