Anche i giornalisti italiani hanno un profondo grazie da dire al Cardinal Martini. La straordinaria immagine del "lembo del mantello", da lui usata nella lettera pastorale dei primi anni Novanta per parlare del ruolo dei media nella società di oggi, resta uno dei richiami più incisivi alle responsabilità e alle potenzialità della comunicazione.
Nessuna visione apocalittica, ma un appello fiducioso al ruolo che gli operatori dei media (credenti e no) possono esercitare. Parole di speranza da portare con noi, ora che sempre più pesanti si fanno le pressioni sui media dei poteri economici e politici, e che sembra avere sempre più forza il tentativo di svuotare di senso la comunicazione per ridurre ogni persona a consumatore passivo e acritico.
CARD. MARTINI: ZAVOLI, IL GIORNALISMO LO INTERESSAVA MOLTISSIMO
"Carlo Maria Martini era un uomo della profezia e della storia: il suo sogno fu di veder procedere in pace i rispettivi passi 'sulle stesse orme'. C'è, tra i piu' indomiti perfezionisti, chi l'ha visto improntato a un senso grave e solenne di sacralità e devozione, ma c'è anche chi lo ricorda nel momento in cui impugnò il pastorale con la sua severa e pure amabile semplicità. Un bambino, sporgendosi dalla fila in cui la madre lo tratteneva, incuriosito dal simbolo dell'autorità ecclesiale e del potere spirituale, fece l'atto di sfiorarlo. Martini, sorridendo, sollevò appena il bastone episcopale, il bambino poté toccarlo e ci fu un applauso dei congiunti e dei fedeli".
È solo uno dei ricordi sul cardinale Martini che Sergio Zavoli ha affidato a 'Oggi' nel numero, in edicola da domani, che ha in copertina proprio l'ex arcivescovo di Milano. "In tanti anni ho potuto avvicinarlo, e talora coinvolgerlo nel mio mestiere, che lo interessava al di là d'ogni immaginazione", rivela Zavoli, senatore e presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai ma soprattutto giornalista. Zavoli racconta i suoi incontri con il presule, dalle interviste per il programma 'La notte della repubblica' agli incontri pubblici in San Giovanni, a Roma, in cui Martini parlò anche della sua visione del giornalismo: "Mediare non è un'attività asettica. È impossibile porsi esattamente nel mezzo, tra fonte dell'informazione e destinatario. Mediatore è colui che porta le ragioni dell'uno e dell'altro, e viceversa. È colui che si fa carico di entrambi, che sa accogliere il senso, distinto, del loro dire. Mediatore è soprattutto colui che traduce".
"Ciò vuol dire che non può essere un passacarte, un megafono, né uno che letteralmente trasporta ogni parola da un codice all'altro. Mediatore è colui che si assume i rischi della traduzione.
Tradurre, concretamente, significa andare al senso di una vicenda, in sè e nel suo contesto, e riferire con parole precise e vive", conclude Zavoli. (ROMA, 4 SETTEMBRE - ADNKRONOS)