Non tira un buon vento sull'informazione e sulla sua autonomia dai grandi poteri, e vale tanto per il servizio pubblico quanto per i media in generale. Lo hanno detto Fnsi e Usigrai, nel convegno promosso questa mattina e dedicato appunto all'autonomia del giornalismo.
"Non ci piace l'aria che tira - ha detto Roberto Natale, presidente Fnsi - e lo confermano anche le reazioni rabbiose e minacciose verso colleghi durante le conferenze stampa. C'e' un quadro preoccupante e non solo nel servizio pubblico". E inoltre, "il 9 giugno torna in Aula il disegno di legge sulle intercettazioni, un provvedimento che imbavaglia la stampa". A sua volta Franco Siddi, segretario nazionale della Fnsi, ha sottolineato l'esistenza quasi di "un timore a mettere sul tavolo i problemi dell'informazione. Ogni volta che qualcuno lo fa, ecco scattare l'accusa 'siete la solita banda, non capite che ci sono temi più importanti' e via dicendo. E invece va detto che non c'e' tema piu' importante della libertà". Siddi ha parlato di "pressioni spaventose sui giornali e di invadenza nel servizio pubblico. E all'estero l'impressione e' quella di una pagliacciata continua".Secondo il segretario della Fnsi "c'e' il tentativo forte di irregimentare il sistema, magari fatto in maniera dolce ma comunque fatto. E il caso Rai non è una novità, serve il rispetto delle regole, occorrono criteri nelle nomine". Siddi ha rilevato che "oggi la crisi fa sì che si concentri nelle mani dell'esecutivo il potere economico e quindi anche il potere mediatico. Un modello che purtroppo sta prendendo piede anche in altre realta' europee". Da Siddi l'appello poi "a prestare attenzione alla carta stampata: lì le pressioni della dominanza sono enormi in termini di assoggettamento". Per Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, con le recenti nomine Rai "e' stato tratteggiato gia' un punto di quel disegno nato altrove. Un disegno ben preciso, ideato e pensato in una sede diversa, nonostante in Rai ci siano risorse umane già pronte. E' possibile garantire il pluralismo senza lottizzare?". Verna ha quindi chiesto che il vertice Rai "pretenda autonomia. Le nomine sono una cartina di tornasole che non inganna, non sbaglia", e il servizio pubblico "deve stimolare nella gente la voglia di capire". E' intervenuto tra gli altri anche Paolo Gentiloni che, per dare un segnale di come sia difficile nell'opinione pubblica la percezione di quanto sta accadendo nell'informazione, ha sostenuto che quello della 'par condicio' e' uno dei temi "meno eccitanti nel mondo giornalistico. Eppure sta accadendo che si utilizza, anche nei conteggi delle presenze, una sorta di terzietà del governo, una terzietà che però è inesistente, e questo fa sì che sulle reti Mediaset ci sia uno squilibrio (nelle presenze di maggioranza ed opposizione, ndr) dell'ordine di 8 a 1 o di 8 a 2". Gentiloni ha anche fatto un rapido cenno alle vicende di questi giorni che riguardano piu' da vicino il premier Berlusconi, e in particolare l'attenzione marcata di alcuni organi d'informazione. In proposito Gentiloni ha sostenuto che "accertare la veridicità di certi fatti e' legittimo da parte dei mass media, mentre altra cosa è chiedersi se certe questioni private sia opportuno o meno da prendere in esame". Anche l'ex ministro ha parlato di nomine Rai, sottolineando "viviamo in una fase in cui non manca il fatto che certe nomine siano state fatte a casa del premier. Non so se interessi o meno all'opinione pubblica, pero' non vuol dire che non si debba porre la questione e superare il conflitto d'interessi". Per Giuseppe Giulietti, portavoce dell'associazione Articolo21, "c'è in giro un clima di paura e di autocensura, e far finta di non saperlo ci espone a gravi rischi. La cultura del conflitto d'interessi sta producendo i suoi effetti, quasi di tacita accettazione di un polo Rai-Mediaset e si parla esplicitamente di persone da allontanare". Il parlamentare dell'Idv ha aggiunto che "l'opposizione deve rispondere all'unisono, non con voci isolate. Qui c'è un 'golpe' industriale, lo smantellamento industriale. Qualunque idea deve essere cancellata, si vuole un polo unico, e non solo i nomi ma anche i temi sono da controllare". Giulietti ha aggiunto che "si è arrivati al punto che vengono danneggiati autori e figure di destra che hanno più a cure la Rai che Mediaset, e questo oltre i confini italiani verrebbe definita una mostruosità. Ma questa è già una mostruosità". E "da persona che non è di destra aggiungo e mi chiedo perché in Rai figure valide che rimandano a quello schieramento sono state ora tagliate fuori. Penso ad esempio a D'Alessandro, che è di destra ed è bravissimo a Raidue, però è fermo; penso a Del Noce e mi chiedo perché sostituirlo. Forse perché ha mancato di rispetto a qualche santuario? Come forse è accaduto a Guido Paglia. E non dimentichiamo che anche Petruccioli, che però non è di destra, ha pagato per aver mancato di rispetto al santuario della fiction. E che dire di Giancarlo Leone, indicato come uomo d'azienda e funzionale a progetti industriali e che ora si ritrova ancora vice direttore generale ma senza deleghe?". Giulietti ha quindi concluso chiedendo a Garimberti e Masi "l'impegno che la lista di nomi usciti da Palazzo Grazioli venga cestinato e le altre nomine maturino diversamente, e l'impegno che chi è in un'azienda pubblica possa effettivamente lavorare in un'azienda pubblica". (AGI)