Federazione nazionale della Stampa italiana, Associazione Stampa Toscana, Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Toscana, Unione Stampa Sportiva Italiana e Ussi Toscana «denunciano con forza le intollerabili offese pronunciate dal presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, in una videoconferenza stampa che avrebbe dovuto fare il punto della situazione dopo la salvezza raggiunta in campionato e che invece si è trasformata in un allucinante processo a tutti i colleghi che hanno seguito la squadra».
Per i rappresentanti della categoria quelle pronunciate da Commisso sono «parole inaccettabili, mai ascoltate in un incontro stampa e non giustificabili nemmeno con l'amarezza di una stagione difficilissima. Commisso ha parlato di giornalisti ruffiani e addirittura manipolati da presidenti di altri club, di giornalisti che fanno i soldi con la Fiorentina, di giornalisti che non raccontano mai il vero».
Inutile anche il tentativo di intervenire per chiedere a Commisso un approccio diverso, più sereno e confacente alla situazione nella quale si stava trovando, fatto dal presidente dell'Ast, Sandro Bennucci, al quale è stata tolta la parola dopo pochi secondi con una frase secca.
«Un atteggiamento inqualificabile: solo nei regimi autoritari si verificano comportamenti del genere. In una prossima occasione, di fronte a simili epiteti, i colleghi sono invitati a uscire dalla video conferenza», rilevano Fnsi, Associazione Stampa Toscana, Ordine dei giornalisti della Toscana, Ussi nazionale e Ussi Toscana, che si rivolgono a Federcalcio e Lega di serie A «perché approfondiscano, anche attraverso la Procura federale, quello che è accaduto stamani, 14 maggio 2021, durante la videoconferenza del presidente della Fiorentina».
Un appello è rivolto anche al prefetto di Firenze, Alessandra Guidi, «perché intervenga nel caso in cui le parole di Commisso possano provocare atti irresponsabili nei confronti dei giornalisti. Gli organismi della categoria – concludono sindacato, Ordine e Ussi – sono pronti a schierarsi al fianco di tutti quei colleghi che, chiamati in causa direttamente, abbiano intenzione di rivolgersi ai propri legali».