La concentrazione dei mass media, cioè il duopolio; la presenza di conflitto di interessi; il forte controllo politico da sempre esercitato sulla tv pubblica dai governi in carica. Queste le anomalie strutturali che pesano sul sistema dell'informazione in Italia, secondo l'Eurispes.
Nell'ultimo Rapporto sull'Italia, l'istituto di ricerca cita alcuni studi recenti: l'ultima classifica mondiale sulla libertà di stampa di Reporters sans frontieres, in cui il nostro Paese, sui 168 presi in esame, risulta 40/mo; la classifica 2005 di Freedom House, con l'Italia alla posizione numero 77, dopo Papua e Nuova Guinea; un Rapporto Ocse del 2005, che parlava di una ''anomalia italianà' e diceva che ''è incompatibile avere sia il contrtollo dei telegiornali che occupare un posto pubblico''; il Rapporto 2003 dell'European Federations of Journalists, che ribadiva quanto sia ''impossibile non concludere che in Italia la crisi dei media sia seria e profonda''. Una valutazione condivisa dalla International Helsinki Federation for Human Rights, che nel suo rapporto più recente sull'Italia ribadisce: ''Le principali preoccupazioni per quanto riguarda il campo della libertà d'informazione sono l'alto livello di concentrazione e controllo governativo su radio e televisioni pubbliche, inadeguata legislazione atta a proteggere le fonti giornalistiche e la continuata criminalizzazione e diffamazione attraverso i media''. Non solo tv. Anche il mondo della carta stampata - secondo l'Eurispes - presenta forti anomalie, figlie della stessa logica, che vede ''i principali gruppi editoriali e le principali testate giornalistiche quotidiane appartere non ad imprenditori editoriali, ma ad importanti gruppi finanziari ed industriali, tutti con legami molto stretti con il mondo della politica''. (ANSA)