Sabato 2 aprile ricorrerà il 37° anniversario della strage di Pizzolungo. Era il 2 aprile del 1985 quando un'auto imbottita di tritolo, ferma nei pressi di una curva che collega la costa di Pizzolungo Piana di Anchise a Trapani, fu fatta esplodere da un commando mafioso. Il tentativo di uccidere un magistrato della Procura di Trapani, Carlo Palermo, rimase tale. Purtroppo, però, a perdere la vita per mano criminale furono Barbara Rizzo e i suoi figli, i gemellini Salvatore e Giuseppe Asta, che transitavano proprio da quella strada con la loro auto.
Dal 2008 il Comune di Erice e il coordinamento dell'associazione Libera hanno scelto di istituire la giornata del "Non ti scordar di me", una serie di iniziative per commemorare le vittime di questa strage mafiosa e non disperderne la memoria con alcuni momenti simbolici, ma dal grande significato.
Anche quest'anno sono state organizzate iniziative che si snoderanno in tre giornate, da giovedì 31 marzo a sabato 2 aprile, con la collaborazione del Comune di Trapani, del Polo Universitario di Trapani e delle Istituzioni scolastiche di Erice: 1° Circolo Giovanni Pascoli, Istituto Comprensivo Giuseppe Mazzini, Istituto Comprensivo Giuseppe Pagoto, Scuola Media Statale Antonino De Stefano, I.I.S.S. Sciascia e Bufalino e I.I.S. Ignazio e Vincenzo Florio.
Particolare rilevanza, nell'ambito del programma, ha la sesta edizione del concorso giornalistico "Santo della Volpe", riservato agli studenti delle classi III, IV e V delle scuole superiori di secondo grado. I partecipanti al concorso hanno elaborato articoli giornalistici e video seguendo la traccia, che costituisce poi il filo conduttore dell'intera manifestazione: "Terramia. L'altro contagio, quello delle mafie".
«Una variante che come quelle del virus, provoca malattia e morte sociale indebolendo la democrazia e ostacolando il cambiamento», scrive don Luigi Ciotti, che esorta a raccontare «per non abbassare la guardia, senza dimenticare i successi dell'antimafia giudiziaria e sociale, senza timore di offendere o perdere la nostra memoria tragica».
Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, ricorda che «Santo Della Volpe era particolarmente legato a quel territorio meraviglioso e difficile e l'idea che i valori che hanno guidato la sua vita, la lotta costante per l'affermazione della legalità, l'impegno quotidiano contro le mafie, possano essere trasmessi alle ragazze e ai ragazzi delle scuole anche attraverso questa manifestazione è per tutti noi motivo di orgoglio e di speranza».
Per la sindaca di Erice, Daniela Toscano, «la strage di Pizzolungo rappresenta per tutti noi una drammatica ferita difficile da sanare, ma è anche un momento storico che segna il passo, nel nostro territorio, nel segno del rifiuto della criminalità organizzata e della sua barbarie. Le uccisioni di due bambini e della loro madre, anche per l'efferatezza con cui sopraggiunsero, sono ancora oggi molto difficili da accettare, ma devono rinsaldare la consapevolezza di quanto sia importante opporsi e lottare contro questo fenomeno. Per questo – rileva – il ricordo e la commemorazione rappresentano due passaggi fondamentali che vanno coltivati ogni anno, consci del fatto che non si debba mai abbassare la soglia dell'attenzione, soprattutto tra i giovani. Con questi presupposti abbiamo organizzato un programma di iniziative condivise con Libera dando spazio e importanza proprio ai nostri giovani studenti partendo dalla figura di Sebastiano Bonfiglio, nel centenario della sua uccisione, sulla cui figura hanno lavorato gli studenti più piccoli, mentre quelli più grandi hanno partecipato al concorso dedicato a Santo della Volpe di cui ricorderemo l'impegno sociale e professionale in favore della legalità e nella lotta alle mafie».
A 37 anni di distanza, dichiara il coordinatore provinciale di Libera, Salvatore Inguì, «la verità è ancora lontana anche se piccoli passi vengono compiuti. La presenza dei cittadini e delle istituzioni sul luogo dell'eccidio è un segno chiaro e netto che indica da quale parte si intende stare. Ricordare ciò che è avvenuto quel 2 aprile del 1985 significa rimarcare quanto bestiale sia la mafia e di come i suoi appartenenti non abbiano avuto alcuno scrupolo ad uccidere donne e bambini. Già questa narrazione è di per sé educativa perché obbliga a gettare la maschera e a mostrare il vero volto dei sedicenti uomini d'onore e il disgusto che producono è già uno squarcio nel velo della rispettabilità di tanti che sono tornati a circolare per le nostre strade. A loro rivolgiamo il disprezzo per le loro azioni ma vogliamo anche dire che la persona può sempre tentare di riscattarsi e anche la persona che ha commesso i crimini più efferati può essere riammesso alla categoria di Uomo, con la U maiuscola, qualora contribuisse a lenire la sofferenza dei vivi che piangono i loro cari uccisi, attraverso il proprio contributo alla verità e alla Giustizia».
«Facciamo memoria – dice il portavoce di Articolo 21 Rino Giacalone – e realizziamo percorsi di impegno, nello specifico nel mondo del giornalismo, ricordando per la sesta edizione uno dei maestri che abbiamo perduto a proposito non solo di giornali e informazione ma anche di articolo 21, la norma costituzionale sul diritto che tutti i cittadini hanno ad esprimere liberamente il proprio pensiero. È bello sapere che diversi studenti delle scuole superiori si sono voluti cimentare nel concorso dedicato a Santo Della Volpe, significa che hanno non solo studiato il tema di questa edizione, certamente non semplice, impegnativo, ma si sono anche avvicinati, per conoscerla, alla storia professionale e di uomo impegnato nel sociale, quale Santo era, di un gigante della Libera Informazione, volendo ricordare così anche il percorso che Santo Della Volpe ha compiuto dentro LiberaInformazione.org dove ereditò il lavoro di un altro grande giornalista, Roberto Morrione».
PER APPROFONDIRE
Il programma completo della tre giorni di eventi è disponibile qui.