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Internazionale 03 Giu 2015

Efj, libertà d’informazione e diritti dei giornalisti gli argomenti al centro dell’assemblea annuale

“Rafforzare i diritti del lavoro per i giornalisti: i sindacati come agenti del cambiamento” è stato il titolo dell’assemblea annuale della European Federation of Journalists (EFJ) organizzata quest’anno a Budva, in Montenegro, dal locale sindacato dei lavoratori dei media. Per la Fnsi, partner italiano della Efj, erano presenti Franco Siddi, nella sua veste di membro del direttivo della Federazione internazionale, Daniela Stigliano, membro del direttivo della Federazione europea e della Giunta Fnsi, e Mattia Motta, della Segreteria della Fnsi.

“Rafforzare i diritti del lavoro per i giornalisti: i sindacati come agenti del cambiamento” è stato il titolo dell’assemblea annuale della European Federation of Journalists (EFJ) organizzata quest’anno a Budva, in Montenegro, dal locale sindacato dei lavoratori dei media. Per la Fnsi, partner italiano della Efj, erano presenti Franco Siddi, nella sua veste di membro del direttivo della Federazione internazionale, Daniela Stigliano, membro del direttivo della Federazione europea e della Giunta Fnsi, e Mattia Motta, della Segreteria della Fnsi.

Sos per la libertà dell’informazione e i diritti sociali dei giornalisti. All’assemblea annuale della Federazione europea dei giornalisti i rappresentanti di 61 sindacati di 40 Paesi hanno lanciato un vero e proprio allarme per gli assalti e le pressioni e i rischi che in molte parti del Vecchio Continente colpiscono i giornalisti e i media liberi, determinando pesanti rischi di impoverimento dell’informazione come bene comune fondamento delle libertà di tutti.
All’assemblea era presente anche la Fnsi con una propria delegazione, che ha portato il proprio contributo sia per l’analisi del tema centrale dell’incontro (i diritti sociali e il rafforzamento dei sindacati come soggetti di cambiamento) sia con la proposizione di relazioni e mozioni su temi specifici e di carattere urgente.
Tra questi ultimi spicca la dichiarazione (“statement”), approvata all’unanimità, sui servizi pubblici radiotelevisivi in Europa, messi in sofferenza dalle politiche di diversi paesi, compresi quelli a democrazia consolidata come la Francia (con la drammatica crisi di Radio France), lo stesso Regno Unito, dove si annunciano misure di austerità per la BBC, fino alla Spagna (dove si paventa la chiusura della tv valenziana) e all’Italia (su cui pesa l’inquietudine per una riforma promessa e ancora tutta da vedere negli atti, senza che si sciolga il nodo del conflitto di interessi).
La mozione del sindacato continentale ribadisce che i servizi pubblici degni di questo nome “devono essere dappertutto garanzia di qualità e pluralismo dell’informazione, che non si può fare a discapito del corretto impiego dei giornalisti le cui dirigenze non possono dipendere dai cambiamenti dei governi o dei rapporti di forza politici”.
Sul piano delle urgenze significative le mozioni per il dialogo tra i giornalisti russi e ucraini e contro progetti diffusi di limitazione del diritto di cronaca e di sorveglianza sulle fonti dei cronisti. Forte e decisa, ancora, la condanna per le pesanti azioni oppressive del governo turco contro i giornalisti delle testate considerate di opposizione, per le quali è stato rinnovato l’impegno solidale di tutti i sindacati europei affinché siano liberati i cronisti arrestati e affinché la comunità internazionale faccia sentire con forza la sua voce. Iniziate queste che purtroppo il sindacato europeo e internazionale è costretto quasi ogni giorno a ribadire per impedire che cada il silenzio su vicende drammatiche come quella del collega Tomislav Kezarovski, ingiustamente imprigionato e minacciato in Macedonia, che ha ricevuto l’omaggio di tutta l’assemblea, o quella del giornalista svedese Davit Isaak, in prigione in Eritrea da 5000 giorni.
Impegno forte anche per la libertà di movimento dei giornalisti palestinesi nei territori e in Israele: il dialogo è difficile ma il confronto è stato ripreso, anche con il contributo italiano.
Sui temi “ordinari” che tuttavia rappresentano ormai emergenza per la condizione sempre più precaria della categoria in tutta Europa, viva è poi la preoccupazione generale per la precarietà dei rapporti di lavoro e l’incertezza o l’assenza di contratti riconosciuti e rispettati. 
“La vicenda dell’Est europeo, dove stanno proliferando società editrici off shore, rende centrale per la Federazione europea la riapertura di una grande campagna per la trasparenza delle proprietà: in assenza – ha osservato il capo della delegazione italiana Franco Siddi – sarà sempre più complicato assicurare contratti e rapporti di lavoro decenti per i colleghi, promuovere la contrattazione collettiva laddove non c’è, lavorare con criteri di autonomia professionale e indipendenza. Urge una campagna europea per lo statuto dell’impresa editoriale che chiami alla riflessione e all’iniziativa le istituzioni internazionali sullo standard dei diritti civili, del lavoro e delle libertà comuni”.
Le trasformazioni tecnologiche non possono essere occasione di marginalizzazione ulteriore del lavoro dei giornalisti. Su questo hanno dato il loro contributo, con modalità differenti, Daniela Stigliano, membro del direttivo europeo, e Mattia Motta, della Giunta esecutiva Fnsi.
Stigliano ha presentato i risultati della prima fase di attività del gruppo sindacale europeo dedicato all’innovazione, soffermandosi sulla inevitabile convergenza dei media che non può negare il ruolo centrale e collettivo dei giornalisti. Organizzazione del lavoro, protezione sociale, stipendi e compensi decorosi sono le condizioni per un’agibilità professionale all’altezza delle sfide di un cambiamento che la tecnologia da sola non può definire. Per questa ragione occorre elaborare strategie concrete e avanzate a livello europeo.
Mattia Motta ha sviluppato relazioni e offerto contributi soprattutto sulla complicatissima, in tutta Europa, condizione del lavoro autonomo e delle collaborazioni dei freelance. Non c’è un Paese che non presenti grandi criticità, ma c’è la consapevolezza di una indispensabile battaglia diffusa che riesca a provocare risultati e indirizzi sul piano della solidarietà interna alla categoria e soprattutto a livello di indirizzi di politica sociale ed economica europea che introducano il principio degli standard di diritti retributivi e sociali indispensabili per un lavoro decente e per assetti equilibrati e di garanzia per la libertà e democrazia dell’informazione.

Di seguito la traduzione della dichiarazione sul servizio pubblico radiotelevisivo

Dichiarazione sul servizio pubblico radiotelevisivo

Presentata da SNJ, SNJ-CGT, FNSI, NUJ, FAPE, FESP, SDRP, FSC CCOO

La riunione annuale della Federazione europea dei giornalisti (EFJ), riunita a Budva, Montenegro il 2 giugno 2015, si congratula con la Grecia, la sua gente e il suo governo per il recente annuncio di riaprire la rete di Servizio Pubblico Ert, possibilmente entro l'11 giugno.
L'auspicio è che i lavoratori licenziati dal precedente governo vengano nuovamente impiegati alle stesse condizioni vigenti al momento della chiusura. Più che mai i Greci hanno bisogno del loro servizio radiotelevisivo affinché il pubblico possa essere informato e per superare la crisi ingiusta in cui sono immersi.
I servizi pubblici di radiodiffusione continuano però ad essere il bersaglio di politiche di austerità in molti paesi in Europa il che minaccia la qualità e il pluralismo dell’informazione.
In Francia, gli scandali che circondano la nomina del nuovo amministratore delegato di France Télévisions da parte del Consiglio Superiore dell'Audiovisivo (CSA), la gravissima crisi di Radio France e le rivelazioni finanziarie che hanno portato alle dimissioni del nuovo presidente dell'Istituto Nazionale Audiovisivi (INA) riflettono i danni arrecati dal contesto politico ed economico ai media del servizio pubblico.
Politiche generali di austerità non solo mettono a rischio il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo, ma mettono anche a rischio i posti di lavoro e mettono in pericolo il pluralismo dell'informazione, la qualità dei contenuti e quindi la democrazia.
In Spagna, il governo ha rafforzato il suo controllo editoriale su RTVE influenzando il modo in cui il CEO di RTVE viene nominato dal Parlamento. È urgente tornare ad un sistema di candidature consensuali, sia per il Consiglio di Amministrazione della RTVE sia per il suo amministratore delegato, diventati ostaggio del partito di maggioranza. Le emittenti regionali che dipendono da governi regionali seguono lo stesso schema.
L'assemblea invita la EFJ a sostenere la riapertura del canale RTVV-Channel 9 di Valencia, regione dove non esiste più un servizio pubblico nella lingua maggiormente diffusa tra i residenti.
E invita l'EFJ ed i suoi affiliati a sostenere la lunga lotta di altri canali regionali, soprattutto Telemadrid, dove i giornalisti e gli altri dipendenti si stanno battendo contro la manipolazione delle informazioni, i licenziamenti e i bassi salari.
Nel Regno Unito, la BBC è già sotto grave attacco da parte del governo conservatore di recente rieletto, in un momento in cui ci sono negoziati in corso sul rinnovo della convenzione. John Whittingdale, il nuovo ministro del governo con la delega ai mezzi di comunicazione, tra cui la BBC, ha affermato che il costo della convenzione è insostenibile. Con il governo che propone ulteriori misure di austerità, compresi tagli per circa 12 miliardi di sterline al solo bilancio sociale, sembra probabile che i costi della convenzione della BBC - nella migliore delle ipotesi - saranno nuovamente congelati. Ciò significherebbe dodici anni senza alcun aumento di budget, con la minaccia di chiusure di canali, riduzione della qualità dei programmi realizzati in house e ulteriori esuberi.
Nel frattempo, Rupert Murdoch, sostenitore del partito conservatore, ha di recente aumentato il costo per gli abbonati di Sky TV. Un pacchetto completo Sky ora costa più di 500 sterline l'anno. Il canone BBC costa 145,50 sterline l'anno o 40 centesimi al giorno.
In Italia, l'annunciata riforma della Rai da parte del governo ha allarmato i dipendenti e il sindacato. Oggi, il tempo delle promesse è finito, sono le azioni che contano. Una vera riforma deve garantire la libertà di informazione e il pluralismo. L'indipendenza della Rai e di tutti i media di Servizio pubblico europei deve essere preservata una volta per tutte e il loro futuro non dovrebbe dipendere da cambiamenti di governo.
In Polonia, oltre 400 giornalisti e tecnici del tv pubblica sono stati licenziati. Sono stati poi impiegati da una società privata che è di proprietà della società pubblica. Tra i 400 lavoratori dei media, più di 200 di loro sono licenziati.
In linea con la mozione approvata e presentata alla riunione annuale della EFJ in novembre (a Mosca), l'assemblea invita la EFJ ad opporsi alla contrazione del pluralismo dei media di Servizio pubblico in Europa, e a ergersi a difesa del loro finanziamento e della loro indipendenza, diversità e qualità.

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