La morte di Anna Rosa Gallesio Girola è un lutto grande per tutto il giornalismo e per la democrazia italiana. La ricorda così il segretario nazionale della Fnsi Franco Siddi.
«Con lei, a 98 anni, scompare l'ultima donna e giornalista di prima linea della Resistenza al fascismo e della ricostruzione dell'Italia fondata sulla democrazia e sul pluralismo dell'informazione». Cattolica fervente, ereditò l'antifascismo dal padre che, per non aver giurato fedeltà al Duce, perse il lavoro. Si trovò nella trincea del giornalismo giovanissima, nel giornale cattolico L'Italia, a Milano. Come ricordò in una delle sue ultime testimonianze pubbliche - un video intervento al convegno della Fnsi dedicato al giornalismo italiano da Giovanni Amendola alla Liberazione (Montecatini 26 maggio 2005) - da quella postazione, ricorda oggi Siddi, si trovò a realizzare reti di collegamento della Resistenza operando soprattutto con aiuti rischiosi quanto decisivi agli ebrei e agli antifascisti, tutti («non solo ai cattolici, ma anche ai comunisti») perseguitati dal regime, o rifugiati perché condannati a morte. Quello di Girola è stato «un lavoro fatto senza squilli, discreto quanto intenso, costante e pericoloso come quello della fornitura di documenti falsi ai perseguitati ebrei o agli antifascisti condannati, sulla base delle indicazioni - ebbe a sottolineare - del cardinale Fossati». Una attività, questa, proseguita poi, dopo l'otto settembre, con il sostegno ai partigiani in montagna «base territoriale della resistenza». Tra la Lombardia e il Piemonte. Nel giornale, «l'Italia», il lavoro professionale andava di pari passo con il sostegno civile di una rete di informazione clandestina essenziale. Nella Resistenza, inoltre, Anna Rosa Gallesio Girola si trovò a rappresentare le donne cattoliche nel gruppo a difesa delle donne costituito dal Comitato di Liberazione Nazionale. Dopo la guerra passò a «Il popolo Nuovo» e poi alla Stampa, a Torino, rimanendo sempre impegnata per il riconoscimento dei diritti delle donne, dalla parità salariale alla presenza nei concorsi pubblici e per una maggiore giustizia sociale. Quella di Rosa Gallesio, sottolinea Siddi, è una figura di grande spessore, che mai ha cercato una scena di luci abbaglianti per privilegiare il rigore di una testimonianza esemplare e l'impegno civile, dai luoghi della professione, alla famiglia, al comunità cristiana impegnata nella società: una vita che ha fatto scuola, a cominciare dai figli Piermichele, Edoardo e Paolo, Girola, affermati giornalisti professionisti, cui vanno «le più sentite condoglianze personali e a nome della Federazione Nazionale della Stampa Italiana». (ANSA)