“La riforma della legge e l’abolizione delle pene detentive per il reato di diffamazione è improcrastinabile. La lettera del rappresentante per la libertà dei media dell’Osce, Dunja Mijatovic, al Ministro degli esteri italiano dopo la condanna al carcere, in primo grado, di tre giornalisti di Panorama (Arena, Marcenaro e Mulè), affinché sia riformata al più presto la legge del nostro paese sulla materia, non lascia spazio a ulteriori inadempienze legislative. Il nostro diritto dell’informazione deve essere adeguato ai canoni delle democrazie avanzate e alla convenzione dei diritti dell’uomo.
A giudizio della giunta esecutiva della Federazione della Stampa, riunita oggi a Roma, l’invito forte dell’Osce è l’ennesima brutta figura per un Paese come l’Italia, che pure è fondatore dell’Unione Europea e ha una delle costituzioni più belle del mondo, rispetto alla quale permangono, purtroppo, aree di legislazione assolutamente incoerenti come quella per i reati a mezzo stampa. La sottolineatura del rappresentante dell’organismo internazionale per la libertà dei media di quanto ha ripetutamente dichiarato la Corte dei diritti dell’uomo - e cioè che “la reclusione per il reato di diffamazione è sproporzionata e dannosa per una società democratica” tale da risultare “raggelante” fino a minare l’efficacia dei mezzi di comunicazione - è una solenne bocciatura per il nostro attuale ordinamento. Un ordinamento fatto di norme che possono provocare condanne alla reclusione, addirittura senza condizionale, come nel caso dei giornalisti di Panorama querelati da un magistrato. C’è del marcio nella legge italiana esistente che va eliminato al più presto, rinsaldando il valore delle regole dell’autonomia professionale e deontologica, riconoscendo l’efficacia della rettifica e introducendo il Giurì per la lealtà dell’informazione. Allo stesso modo vanno previste norme e sanzioni contro le querele temerarie promosso al solo scopo di intimidire e frenare il corso del giornalismo di indagine.
La Giunta della Federazione della Stampa sollecita il Parlamento ad un’opera riformatrice urgente e coerente con il richiamo dell’Osce e con la giurisprudenza consolidata della corte di giustizia dei diritti dell’uomo.”
GIORNALISTI: OSCE A ITALIA, NO CARCERE PER DIFFAMAZIONE
LETTERA RAPPRESENTANTE LIBERTÀMEDIA A BONINO DOPO CASO PANORAMA
L'Italia riformi la legge e depenalizzi il reato di diffamazione. È l'invito rivolto dalla rappresentante per la libertà dei media dell'Osce, Dunja Mijatovic, in una lettera al ministro degli esteri Emma Bonino in cui esprime ''preoccupazione'' per le pene detentive inflitte per diffamazione ai tre giornalisti di Panorama Marcenaro, Mulè e Arena. In una moderna democrazia nessuno dovrebbe essere imprigionato per quello che scrive'', scrive Mijatovic.
Nella lettera al ministro Bonino Mijatovic ricorda il caso Sallusti e sottolinea il fatto che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito ripetutamente che ''la reclusione per il reato di diffamazione è sproporzionata e dannosa per una società democratica''.
''I tribunali civili sono del tutto in grado di rendere giustizia alle rimostranze di coloro i quali si ritengano danneggiati nella propria reputazione'', scrive ancora la rappresentante per la libertà dei media nella lettera pubblicata sul sito dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
''La reclusione per diffamazione ha un grave effetto raggelante che mina l'efficacia dei mezzi di comunicazione'', dichiara ancora Mijatovic.
''Continuerò a lavorare a stretto contatto con le autorità italiane per promuovere la depenalizzazione della diffamazione.
Dovrebbe essere fatto presto per evitare ulteriori accuse di diffamazione e per stimolare l'attività giornalistica investigativa'', sottolinea infine la rappresentante per la libertà dei media dell'Osce, che ha esortato tutti gli altri Stati membri dell'organizzazione che hanno leggi penali sulla diffamazione ad abrogarle. (ROMA, 29 MAGGIO - ANSA)
GIORNALISTI: MULÈ,CAMBIARE LEGGE DIFFAMAZIONE IN 100 GIORNI
DIRETTORE INVITA COLLEGHI A 'CONTO ALLA ROVESCIA' SULLE TESTATE
Riformare entro 100 giorni la legge sulla diffamazione, cominciando dalla cancellazione della pena del carcere per i reati di opinione. È la proposta che il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, lancia in un editoriale sul settimanale in edicola domani ed in una lettera inviata agli altri direttori italiani. Il 21 maggio scorso il tribunale di Milano ha condannato per diffamazione a un anno di reclusione un giornalista e un collaboratore di Panorama e il direttore del settimanale a otto mesi di reclusione per omesso controllo.
''Se rinunciassi all'Appello - scrive Mulè -, l'esecuzione della pena arriverebbe tra circa 100 giorni. In 100 giorni è possibile riformare la legge, basterebbe cominciare dalla cancellazione dell'eventualità del carcere per i reati di opinione. Lo schieramento trasversale che ha manifestato solidarietà dopo il caso di Panorama ha i numeri in Parlamento per farlo''.
''A Panorama - argomenta Mulè - non si contesta di aver raccontato fatti falsi o di aver ingannato i lettori distorcendo la verità: no, la contestazione è quella di aver 'offeso gravemente la dignità personale e professionale''' del procuratore di Palermo, Francesco Messineo. ''Nei prossimi 100 giorni - scrive ancora il direttore di Panorama - questo Paese potrà compiere un grande balzo verso la civiltà. Vediamo se stavolta ne sarà capace''.
Nella lettera, Mulè invita i direttori a prevedere ''un conto alla rovescia a far data da giovedì 30 maggio: da quel giorno scatteranno i 100 giorni entro i quali la legge dovrà essere modificata, almeno nella parte in cui dovrà essere esclusa la pena detentiva per i reati di opinione. Ogni giorno potresti/potremmo dar conto ai nostri lettori/ascoltatori di ciò che è stato o non è stato fatto, alimentando e tenendo vivo il dibattito e avendo soprattutto avanti a noi una scadenza certa per raggiungere il risultato''. (ROMA, 29 MAGGIO - ANSA)
GIORNALISTI:COSTA (PDL),SI DISCUTA MIO DDL SU STOP A CARCERE
''Nella prossima seduta dell'ufficio di presidenza della commissione Giustizia chiederò la calendarizzazione della proposta di legge che ho predisposto in materia di diffamazione a mezzo stampa, nella quale viene cancellata la pena detentiva nei confronti dei giornalisti e dei direttori di testata''. E' quanto dichiara Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera.
''Prevedere la cella - aggiunge il parlamentare - per un reato d'opinione è una forzatura ordinamentale da eliminare.
Proporrò immediate audizioni dei rappresentanti della Fnsi e degli Ordini, nonché di quei giornalisti che, come il direttore di Panorama, Giorgio Mulé, rischiano, per effetto di una disciplina antistorica, di finire in carcere per aver esercitato il proprio mestiere. La proposta di legge ricalca il testo approvato ad ampia maggioranza nella XIV legislatura dalla Camera''. (ROMA, 30 MAGGIO - ANSA)
DIFFAMAZIONE: CASSON (PD), STOP A CARCERE PER I GIORNALISTI
"Stop al carcere per i giornalisti per i reati di diffamazione". Lo chiede il senatore Felice Casson, vicepresidente Pd della commissione Giustizia che ha depositato un disegno di legge per modificare l'attuale normativa.
"Si tratta di una riforma importante - spiega - perché volta a garantire effettività a diritti di rilevanza
costituzionale. Sono anni che si chiede al Parlamento di superare la rigida disciplina attuale che espone il giornalista, anche in buona fede, ad elevati rischi che possono interferire con la libertà di espressione e di critica e con il diritto di cronaca".
Tuttavia, osserva Casson, "non si è ancora riusciti a dare una risposta adeguata a tale legittima richiesta, in ragione dell'estrema difficoltà che si incontra nel contemperare l'esigenza di cui all'articolo 21 della Costituzione con la necessaria tutela della onorabilità della persona, entrambe le esigenze certamente di rilievo Costituzionale".
"Un problema risolvibile - conclude Casson - Il mio ddl che abolisce le parti dell'articolo 595 del codice penale che prevedono una pena detentiva per il reato di diffamazione e sostituisce il comma 4 sull'offesa a un corpo politico". (ROMA, 31 MAGGIO - AGI)