«Io voglio che mio figlio cresca in un Paese in cui la diversità è protetta e l'odio messo al bando. Approviamo subito il ddl Zan». È bastato questo tweet per far finire nel mirino degli odiatori del web Nina Verdelli, giornalista di Vanity Fair, che ieri, 18 aprile, aveva espresso sui social il suo sostegno al disegno di legge contro l'omofobia. Oggi la cronista è tornata sull'argomento postando la risposta ricevuta da un profilo senza foto che la copriva di insulti per questa sua presa di posizione. «Purtroppo – ha scritto Nina Verdelli – è ricominciata la solfa dell'anno scorso, quando mi si augurava la morte, a me e al mio bambino. Ecco un motivo in più per approvare il #ddlzan: se fosse legge, sarebbe prevista un'aggravante per misoginia per chiunque osasse» insultarmi.
Molti i tweet in sua difesa, da parte di politici, giornalisti e comuni cittadini. «Massima solidarietà a @ninaverdelli per le vergognose minacce e l'odio misogino che l'hanno colpita. La sua colpa? Sostenere la legge contro misoginia, omotransfobia e abilismo. Grazie del tuo coraggioso impegno in questa battaglia, Nina!», il commento del promotore della legge, Alessandro Zan.
«Dalla parte di @ninaverdelli @vanityfair @alessandro_zan con l'auspicio che gli odiatori possano essere identificati e sanzionati», le parole del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.