Il rinvio a settembre del ddl sulle intercettazioni non fa venire meno la mobilitazione per l’autonomia, la completezza e l’indipendenza dell’informazione. La libertà di stampa è bussola perenne per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. E per essa è ben chiaro che la libertà dell’informazione e il giornalismo libero sono presidio di libertà, tanto più nei periodi più difficili, come rivendicava Giovanni Amendola, grande giornalista e grande studioso e politico liberale in un suo editoriale del 13 marzo 1925 sul “Risorgimento”, quotidiano democratico di proprietà del “Mondo”: “Nei periodi più difficili della storia di un popolo, il giornalismo è tribuna di idee, atto di fede e sacrifico, dura ma necessaria milizia”.
Ecco, oggi essere in campo per scongiurare ogni intervento di censura è, per la Fnsi, l’unica militanza che può essere attribuita e a cui non rinuncerà, nonostante dotte incomprensioni o opposizioni (come quelle di Piero Ostellino, Corsera di oggi) o interessate e opportunistiche turbative non solo politiche, che non mancano.
Guai a scambiare questa militanza per una richiesta di impunità per giornalisti come categoria! Nessuna generica assoluzione preventiva per errori (o deviazioni) di stampa attribuibili a singole scelte. Ma nessuna accusa generalizzata, da più parti espressa da sostenitori del ddl intercettazioni può essere accettata per condizionare il lavoro dei giornalisti o mutilare il circuito democratico dell’informazione. Quest’accusa, anzi, è respinta al mittente con sdegno e con forza, specie quando si vuol sostenere (l’hanno fatto ieri alla Camera alcuni parlamentari della maggioranza) che le notizie e i contenuti dei verbali di “squallide consorterie” non siano attribuibili al lavoro dei giornalisti e alle loro scelte professionali ma a una sapiente regìa esterna. Se notizie e verbali esistono e sono di interesse pubblico se deve poter dare conto, senza limiti di legge, né sanzioni ingiuste e illiberali.
La sfida che costringe la Fnsi da due anni (ma già dai tempi del ddl Mastella, sciopero della categoria il 30 giugno del 2008) sulla frontiera della tutela della libertà d’informazione - che non può accettare né autorizzazioni né censure preventive - non è, né è mai è stata corporativa. E per questo ha incrociato l’allarme e il consenso crescente di un’opinione pubblica che chiede fiducia sui valori della convivenza e esige il diritto a essere informata sulla realtà e non semplicemente destinataria di messaggi interessati o, peggio, di propaganda. E’ la sfida della responsabilità , evidenziata da proposte come udienza filtro (che ha fatto breccia nella Commissione Giustizia alla Camera, pur aprendo dubbi sull’attuazione pratica)e del giurìper la lealtà dell’informazionea tutela della dignità della persona.
Ma nella bussola della Fnsi un orizzonte, autenticamente liberale, è sempre chiaro; le notizie di interesse pubblico si stampano sui giornali, senza badare all’opportunità della propria collocazione politica o culturale.
Ora che il percorso parlamentare del ddl intercettazioni è stato rimandato, è necessaria una nuova, profonda, riflessione di merito sulla libertà di stampa, anche alla luce dei fenomeni di corruzione e delle opere di “squallide consorterie” cui si assiste. Anche su queste vicende - pur con tutti suoi limiti e in presenza di enormi tentativi d’ingerenza impropria - complessivamente la stampa ha presentato alla comunità civilecontributi di indispensabile trasparenza.
Le azioni di mobilitazione dei giornalisti e di tante espressioni della società civile sono state tutte alla luce del sole, limpide. Meritano perciò rispetto e ascolto, oggi più di ieri,queste ansie e battaglie di libertà e di attenzione ai paradigmi di moralità della vita pubblica.
La Fnsi su queste linee di impegno non va mai in vacanza”.