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Osservatorio sui media 14 Giu 2010

Cronisti minacciati nel sud dalle mafie, due libri in libreria ‘Avamposto’ e ‘Taci infame’ di Mani-Rossi e Molino Nel libro di Danilo Chirico ed Alessio Magro 'Il caso Valarioti' si parla di come la ‘ndrangheta’ uccise

E' un problema di libertà, è un problema di democrazia, ma è anche il terrore che ingabbiale vite di chi, in Calabria, è in prima linea. Cronisti minacciati dalla 'ndrangheta. La mafia più potente e sottovalutata del nostro Paese raccontata attraverso le storie di chi ogni giorno ne dà notizia. E ci sbatte il muso. Volti sconosciuti, firme e sigle in fondo alle pagine di quotidiani locali, col vizio di chiamare le cose col loro nome, animati dal desiderio di normalità. E tanto basta per esporsi al pericolo.

E' un problema di libertà, è un problema di democrazia, ma è anche il terrore che ingabbia
le vite di chi, in Calabria, è in prima linea. Cronisti minacciati dalla 'ndrangheta. La mafia più potente e sottovalutata del nostro Paese raccontata attraverso le storie di chi ogni giorno ne dà notizia. E ci sbatte il muso. Volti sconosciuti, firme e sigle in fondo alle pagine di quotidiani locali, col vizio di chiamare le cose col loro nome, animati dal desiderio di normalità. E tanto basta per esporsi al pericolo.

Non ci sono eroi in 'Avamposto' di Roberta Mani e Roberto Rossi (Marsilio), solo persone a rischio per aver creduto nel diritto di cronaca. La loro colpa, quella di vivere troppo, troppo vicino alle ville dei mammasantissima.
Storie di mafia, di faide sanguinose, di ragazzi uccisi e mai più ritrovati, di potentati locali, di cattiva politica, di imprenditoria marcia, di giudici nel mirino e magistrature compiacenti. Roberta Mani è caporedattore centrale di News Mediaset. Per il Tg di Italia 1 Studio Aperto si è occupata come inviata di alcuni fra i maggiori casi nazionali e internazionali di cronaca nera e giudiziaria. Roberto Rossi è un siciliano di Catania nato nel 1980. Vive e lavora a Milano.
Scrive da anni di mafia e giornalismo su 'Problemi dell'informazione'.
Di giornalisti che fanno il loro lavoro, che poi trovano la loro macchina incendiata o sfregiata, aggrediti da energumeni armati di bastone, ricevono proiettili  e telefonate con minacce di morte si parla anche in 'Taci infame' (il Saggiatore) di Walter Molino, in cui si racconta un lungo viaggio in quattro regioni del Sud dove incontra cronisti che per lavoro si aggirano nei vicoli e nelle piazzette di paese. Non sono eroi.
Sono donne e uomini, ostinati, curiosi, rompicoglioni: infami. E quindi fanno nomi e cognomi.
Il viaggio ci porta in Campania, dove l'autore incontra Arnaldo Capezzuto e Rosaria Capacchione, testimoni delle imprese della camorra nelle viscere di Forcella e delle infiltrazioni dei Casalesi nella politica e nell'economia; nella terra dei poveri cristi, la Sicilia, dove conosciamo, tra gli altri, Lirio Abbate, che segue accanto alla Squadra mobile di Palermo l'arresto di Bernardo Provenzano; in Calabria, dove colpire i giornalisti - una decina in due anni - sta diventando ormai un'abitudine; infine in Puglia, terra di Gianni Lannes, il giornalista più censurato d'Italia.
Walter Molino dirige Libera Mente, blog impegnato sul fronte dell'informazione antimafia (http://www.mafiaholding.info/). Suoi articoli e inchieste sono stati pubblicati su Diario, Il Sole 24
Ore, Linus, il Fatto Quotidiano, il Venerdi' di Repubblica. (ANSA)


LIBRI: COME LA 'NDRANGHETA UCCISE UN POLITICO ONESTO

ROSARNO (REGGIO CALABRIA), 11 GIUGNO – Giuseppe Valarioti era un insegnante precario, viveva a Rosarno, pensava che la politica e la cultura fossero gli strumenti per sconfiggere la 'ndrangheta: venne ucciso trent'anni fa, nella notte fra il 10 e l'11 giugno 1980, mentre usciva da una cena in cui il Pci festeggiava la vittoria alle elezioni comunali.
Danilo Chirico ed Alessio Magro lo ricordano in un libro 'Il caso Valarioti' (Round Robin Editrice, pagine 340, 15 euro) presentato in occasione del trentennale, in una manifestazione a Rosarno che sarà presieduta dall'allora sindaco Peppino Lavorato, amico di Valarioti.
Quello di Valarioti fu il primo assassinio politico in Calabria, seguito dieci giorni dopo da un altro omicidio di un dirigente politico del Pci, Giannino Losardo, a Cetraro (Cosenza), e segnò quello che può essere definito il battesimo di sangue della nuova 'ndrangheta, che cambiò poi il destino di un'intera regione, per sempre.
Questi due omicidi sono rimasti senza giustizia: anni e anni di processi, di vicende giudiziarie tormentate, di testimonianze e di ritrattazioni, che hanno segnato anche in questo caso un'intera vicenda politica e sociale. Nel libro di Chirico e Magro ci sono gli interventi di Giorgio Bocca, Enrico Fontana e Giuseppe Smorto, una postfazione di Peppino Lavorato e si ricorda come 30 anni dopo ancora Rosarno (che ha l'amministrazione comunale commissariata per sospetti di mafia) è al centro della grande opinione pubblica nazionale con la cacciata 5 mesi fa degli immigrati, gli scontri in piazza, la repressione, la fuga dei neri che lavoravano per pochi soldi sotto i caporali di mafia. (ANSA)

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