«Ci troviamo di fronte a un nuovo squadrismo che non usa i manganelli, ma i post sul web. È essenziale che di fronte a questo ci sia una risposta forte dello Stato, perché non devono essere loro a dettare le regole. Un risposta che può arrivare anche grazie alla sinergia con i rappresentanti dei giornalisti». Lo ha detto il viceministro dell'Interno, Matteo Mauri, ricevendo nella sede della Fnsi a Roma un'antologia delle ultime minacce nei confronti dei giornalisti, alcuni dei quali sotto scorta, che erano presenti all'incontro.
«L'anno scorso sono aumentate le minacce ai cronisti, ma nei primi sei mesi di quest'anno ci sono state già lo stesso numero di minacce del 2019, con una crescita delle intimidazioni sul web, in particolare di natura politica», ha proseguito Mauri.
«Al Viminale siamo costantemente impegnati su questo fronte, nel tentativo di stroncare ogni tipo di minaccia verso i giornalisti, in particolare verso quelli più esposti a intimidazioni e aggressioni, fisiche e attraverso i social network. Per questo, grazie all'impegno del ministro Lamorgese, abbiamo riattivato l'Osservatorio sulle minacce ai giornalisti. E non ci fermeremo qui. Sono in programma iniziative sul territorio, con focus specifici sulle singole realtà che presentano aspetti più problematici», ha aggiunto il viceministro.
«La mia presenza qui – ha concluso – testimonia l'impegno convinto e continuativo, mio e delle istituzioni, al fianco dei cronisti minacciati, nella convinzione che occorra far rispettare la Costituzione e le leggi e difendere la libertà di stampa. Perché una informazione libera è un valore democratico fondamentale che le istituzioni hanno il dovere di tutelare sempre. Chi minaccia e aggredisce un giornalista attacca la nostra democrazia, attacca la libertà di tutti i cittadini ad essere informati correttamente».
A moderare l'incontro, e a consegnare il faldone delle minacce al viceministro, il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, al quale Mauri ha espresso «piena solidarietà» per gli attacchi sui social delle scorse settimane.
«Gli squadristi da tastiera si mettano l'anima in pace: nessuna minaccia riuscirà a farci arretrare di un solo millimetro dalla difesa dei colleghi più deboli ed esposti», ha assicurato il presidente della Fnsi. «Chi fa queste campagne spara alle spalle dei giornalisti, spara alle spalle delle scorte e delle istituzioni: non lo tollereremo. Anzi, rilanciamo: saremo parte civile ovunque un cronista sarà minacciato. E porteremo questo dossier anche alla procura della Repubblica e all'Agcom. Non consentiremo atti di squadrismo nei confronti del noi collettivo, giornalisti ma anche di non giornalisti che rivendicano il loro diritto ad essere informati», ha concluso Giulietti.
In primo piano, inoltre, i temi del rispetto delle leggi anche online e della necessità di una campagna di formazione e informazione, a partire dalle scuole, che faccia capire a chiunque usa i social e qualsiasi spazio virtuale che ciò che accade in rete ha ripercussioni sulla vita reale. «È inaccettabile che la rete venga percepita come una zona franca», ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. «Tutte le opinioni sono criticabili; noi non difendiamo certo il pensiero unico, ma gli attacchi e le minacce vanno oltre il diritto di critica. Chi si occupa di temi sensibili, come migranti, parità di genere o antisemitismo, finisce nel mirino di leoni da tastiera che spesso si nascondono dietro falsi profili. Occorre individuarli e individuare le eventuali catene di comando, gli eventuali mandanti. Ricordando – ha concluso – che l'odio che si sparge in rete poi si trasferisce nella realtà, mettendo a rischio l'incolumità di chi cerca solo di fare il proprio lavoro».
Lorusso ha quindi ringraziato il Viminale, «per le sue pronte risposte alle nostre segnalazioni», e i colleghi che «con coraggio continuano a denunciare». Mentre il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, ha stigmatizzato il comportamento di quanti «si rendono complici di chi minaccia delegittimando il collega o la collega minacciata, sui social come nei corridoi delle redazioni. Chiediamo tolleranza zero alle autorità per punire esecutori e mandanti delle minacce. Stessa tolleranza zero serve nei confronti di chi, nella categoria, delegittima i colleghi».
Quindi le testimonianze: di Paolo Berizzi, il primo cronista in Europa sotto scorta per le sue inchieste sulle organizzazioni di estrema destra; Elisa Marincola, portavoce dell'associazione Articolo21, che ha lanciato l'appuntamento dell'9 ottobre ad Assisi, dedicato alla 'fratellanza mediatica'; Federica Angeli, che ha ricordato l'impegno a Ostia dell'associazione #Noi; Valerio Cataldi, presidente dell'associazione Carta di Roma; Riccardo Cristiano, che ha letto un messaggio della giornalista italo-siriana Asmae Dachan; Paolo Borrometi, Antonella Napoli, Tiziana Ciavardini, Roberta Benvenuto, Donato Ungaro, tutte e tutti minacciati per via del loro lavoro.
A chiudere l'incontro un applauso che dalla sala si è alzato verso le donne e gli uomini delle forze dell'ordine che assicurano l'incolumità dei giornalisti costretti a vivere sotto scorta per via del proprio lavoro.
PER APPROFONDIRE
A questo link la registrazione dell'incontro pubblicata sul sito web di Radio Radicale.