«La fine dell'emergenza penalizza ancora gli operatori dell'informazione sportiva, anche se proprio nelle ultime ore si capta qualche segnale positivo, ma serve uniformità». Lo scrive l'Unione Stampa Sportiva Italiana in una nota. «Con la capienza negli stadi tornata, finalmente, al 100 per cento per gli spettatori, la regola ancora non vale per giornalisti e operatori per immagini - prosegue -. Solo per loro, il calcio continua a vivere con i numeri, ridotti, da pandemia, anche ora che lo stato di emergenza, con le sue regole restrittive, è finito in tutto il paese. Tribune stampa in molti casi con postazioni ridotte, distanziamento che, qualche fila sotto, non esiste più, accrediti limitati per i fotografi, ai quali non è permesso di avvicinarsi alle panchine o di muovere un passo dai lati corti del campo, accesso alle sale stampa riservato a un solo giornalista per testata, mixed zone in molti stadi ancora chiuse nonostante nessun CTS, organismo ormai in soffitta, possa suggerire comportamento e regole».
L'Ussi «sollecita alla Figc un nuovo protocollo, che finalmente ripristini una normalità dimenticata o limitata da disposizioni imposte dalla protezione dell'incolumità e della salute, a cui gli operatori della comunicazione si sono adattati e che, però, ora vanno urgentemente, riformulate per permettere il racconto dello sport, che è diritto ad informare ed essere informati, garanzia della democrazia del Paese. Il nuovo protocollo eviterà che a cascata le Leghe si dichiarino impossibilitate a ripristinare la situazione pre-pandemica già comunque difficile tra diritti, riservatezza immagini, esclusive talmente totalizzanti che l'ultimo esempio è la conferenza del neopresidente della Lega di A in cui non sono stati ammessi fotografi». (Ansa)