Due buone notizie in due giorni. Una riguarda Paolo Borrometi, vicedirettore dell'Agi, l'altra Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, entrambi da anni costretti a vivere sotto scorta a causa delle intimidazioni ricevute per via del loro lavoro.
Per le minacce a Borrometi, il Tribunale di Siracusa ha condannato a un anno e due mesi di reclusione ciascuno Salvatore e Gabriele Giuliano, padre e figlio, indicati dai magistrati della Dda di Catania come esponenti di un gruppo criminale di Pachino legato al clan mafioso Trigila di Noto.
I due imputati pubblicarono sul profilo Facebook del sito "La spia", di cui il giornalista è direttore, e su quello personale della vittima, frasi minacciose in merito ad una inchiesta giornalistica del 22 agosto del 2016 redatta da Paolo Borrometi e relativa agli affari della mafia nei Comuni del Siracusano.
Le frasi minacciose ai danni di Borrometi furono rivolte da Salvatore Giuliano in una nuova occasione, poco dopo la pubblicazione di un altro articolo, ma sul sito articolo21.org, firmato da Giuseppe Giulietti.
Il vicedirettore dell'Agi, rappresentato dall'avvocato Vincenzo Ragazzi, si è costituito parte civile nel processo assieme al Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, alla Federazione nazionale della Stampa italiana e all'Associazione siciliana della Stampa.
A Bergamo, è stato condannato per diffamazione uno degli odiatori in rete che da tempo perseguitano l'inviato di Repubblica Paolo Berizzi. Al 53enne di Cernusco sul Naviglio il tribunale ha inflitto 400 euro di multa più il rimborso delle spese legali alle parti civili, fra cui Fnsi e Ordine.
L'uomo, che è stato invece assolto dall'accusa di minacce, nel dicembre 2019 aveva commentato un post sulla pagina Facebook NazItalia scagliandosi contro il giornalista con parole come "creperai", "infame", "dormi sereno".
Si tratta del primo di dieci imputati che, in fascicoli vari, sono finiti sotto processo per l'odio online nei confronti di Berizzi.
Soddisfatta la Federazione nazionale della Stampa italiana. «L'ennesima condanna per le minacce nei confronti del vicedirettore dell'Agi, Paolo Borrometi e la prima condanna di un "leone da tastiera" che diffamò l'inviato di Repubblica Paolo Berizzi sono due buone notizie. Finalmente anche dai tribunali arriva il messaggio che chi insulta o aggredisce un giornalista, anche sui social, poi viene chiamato a risponderne», rileva il sindacato.
«L'auspicio – prosegue – è che continui ad essere così anche negli altri procedimenti aperti, e sono tanti. La Fnsi, subito schierata al fianco di Paolo Borrometi e Paolo Berizzi, esorta tutti coloro che finiscono nel mirino a denunciare sempre odiatori e violenti e rinnova l'impegno ad essere scorta mediatica, non solo nelle aule di giustizia. È necessario che passi un concetto importante: odiare deve costare. Nel caso di Berizzi, con l'odiatore condannato a risarcire anche le parti civili, fra cui la Fnsi, il conto sarà pure salato».