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Rai 11 Ott 2011

Commissione di Vigilanza: no alla claque nei talk-show e alle intercettazioni recitate da attori

Nei talk occorre evitare il cosiddetto pubblico tribuna e ogni tipo di plateale manifestazione di dissenso o consenso che "generino nei telespettatori una lettura del confronto psicologicamente influenzata da un uso strumentale degli applausi". Allo stesso modo vanno evitate le "interpretazioni, a opera di attori professionisti, delle conversazioni telefoniche intercettate". È quanto prevede l'atto di indirizzo sul pluralismo televisivo esaminato oggi dalla Commissione di Vigilanza Rai che ha proseguito con la votazione degli articoli 12 e 13 del provvedimento dopo un iniziale stop dei lavori causato dalla mancanza del numero legale.

Nei talk occorre evitare il cosiddetto pubblico tribuna e ogni tipo di plateale manifestazione di dissenso o consenso che "generino nei telespettatori una lettura del confronto psicologicamente influenzata da un uso strumentale degli applausi". Allo stesso modo vanno evitate le "interpretazioni, a opera di attori professionisti, delle conversazioni telefoniche intercettate". È quanto prevede l'atto di indirizzo sul pluralismo televisivo esaminato oggi dalla Commissione di Vigilanza Rai che ha proseguito con la votazione degli articoli 12 e 13 del provvedimento dopo un iniziale stop dei lavori causato dalla mancanza del numero legale.

Non sono mancati gli interventi fortemente critici dell'opposizione che prima, ha espressamente chiesto per bocca del capogruppo Pd Fabrizio Morri la verifica del numero legale, e poi ha più volte evidenziato la necessità di riflettere sulle conseguenze degli articoli in esame così come dell'intero atto di indirizzo. Un atto, come più volte ha sottolineato Vincenzo Vita (Pd), che risente in maniera plateale del momento in cui è stato scritto. In particolare sia il passaggio del testo volto a contingentare gli applausi che quello teso a bloccare l'uso delle intercettazioni telefoniche all'interno dei programmi di approfondimento è stato redatto, secondo il parlamentare, avendo "in testa Santoro. Ma la situazione è cambiata. Santoro e Dandini se ne sono andati e lei -ha ironizzato Vita rivolto al relatore Pdl Alessio Butti- dovrebbe brindare a champagne tutte le sere".
Sempre in riferimento allo stop relativo alle intercettazioni Vita ha definito l'articolo "ridicolo, assurdo e sbagliato anche perché detta alla Rai degli indirizzi specifici", incomprensibili.
Non si capisce, in sostanza, secondo il parlamentare del Pd, per quale ragione la Rai non debba parlare delle intercettazioni, mentre i principali quotidiani le pubblicano. Ecco perché secondo Vita l'atto di indirizzo sul pluralismo è "gravissimo soprattutto per l'autonomia della Rai".
In dettaglio oggi la Commissione di Vigilanza, che la scorsa settimana ha approvato i primi 10 articoli con alcune modifiche (una delle più significative è il maggiore spazio ai talk introdotto da un emendamento di Vincenzo Vita), ha esaminato gli articoli 11, 12 e 13. Il primo, rimasto immutato, impegna la Rai a rendere "chiaro ed esplicito" che le rilevazioni condotte attraverso il televoto sono prive del valore statistico proprio dei sondaggi condotti su un campione rappresentativo della popolazione.
Il secondo, anch'esso invariato a seguito della bocciatura di tutti gli emendamenti proposti dall'opposizione, stabilisce che la Rai sia tenuta ad assicurare che l'utilizzo in studio del pubblico "non condizioni la naturale percezione dei contenuti del dibattito da parte del telespettatore o radioascoltatore". E questo "evitando che le riprese facciano un uso suggestivo della rappresentazione, per esempio, un sistematico utilizzo di 'controcampi' che tendano al discredito delle reciproche tesi, oppure il ricorso a manifestazioni plateali del dissenso o del consenso" che possano generare "una lettura del confronto psicologicamente influenzata dall'uso strumentale degli applausi".
Infine l'articolo 13, l'unico ritoccato con l'approvazione di una proposta dell'Idv, che ne estende la previsione anche ai notiziari. Si tratta, in particolare, della norma che sollecita la Rai ad evitare "metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni" nei Tg così come nei programmi di approfondimento, includendo fra tali metodologie "le interpretazioni, ad opera di attori professionisti, delle conversazioni telefoniche intercettate". Un punto, questo, su cui si è scatenato il sarcasmo di Vita che ha chiesto con insistenza cosa siano, dal punto di vista tecnico, le metodologie in questione e come siano riconoscibili in modo certo. La Commissione riprenderà l'esame domani pomeriggio.  (Roma, 11 ottobre - ADNKRONOS)

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