La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione (presidente Adriana Doronzo, consiglieri Fabrizio Amendola, Gualtiero Michelini, Antonella Pagetta e il relatore Francescopaolo Panariello) ha pubblicato il 22 luglio la sentenza con cui boccia la cessione di ramo d’azienda che il Gruppo Caltagirone effettuò nel 2016 trasferendo molti dipendenti ad altre società. Lo riporta il sito web iustitia.it il 29 luglio 2024.
La Suprema corte doveva decidere sul ricorso presentato dal Messaggero spa e dalla Servizi Italia 15 srl, società controllate da Francesco Gaetano Caltagirone, contro la decisione della Corte d’appello di Roma favorevole all’archivista del Messaggero Lorenzo Carresi e al Fondo nazionale di previdenza ‘Fiorenzo Casella’.
Il relatore Panariello ha confermato la decisione del giugno 2022 della Corte d’appello di Roma (presidente Paolo Cocchia, consiglieri Giovanni Boeri e la relatrice Maria Gabriella Marrocco). «Il punto centrale – si legge su iustitia.it - che emerge dalle dieci pagine è che il Messaggero, con l’operazione scattata nell’aprile del 2016, non ha fatto una cessione di ramo d’azienda ma soltanto il frazionamento di una società in più società con la creazione di Servizi Italia e Stampa Roma. Il primo obiettivo era un drastico taglio delle spese, basti pensare che ai dipendenti trasferiti a Servizi Italia è stato applicato il contratto del commercio con una riduzione del costo del lavoro del 30-40 per cento.
Una volta disintegrata la cessione del ramo d’azienda e avendo lo stesso datore di lavoro (Caltagirone), tutti i dipendenti trasferiti, e sono diverse decine, possono impugnare anche subito il trasferimento».