«Una vicenda paradossale, che nasce da una vera e propria querela bavaglio». Così il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, descrive la storia che ha visto protagonisti il giornalista Valter Vecellio e l'allora presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, querelati da Erich Priebke con l'accusa di essere i mandanti del suo presunto sequestro di persona. Vicenda raccontata dallo stesso Vecellio nel corso di una conferenza stampa convocata nella sede del sindacato.
«I fatti risalgono al 1996 – spiega il giornalista del Tg2 – quando Priebke ci accusò di aver organizzato il suo sequestro durante una manifestazione. Senza mai essere stati sentiti da un magistrato siamo stati processati e poi assolti in tutti i gradi di giudizio. Ma alla fine, dopo il danno, è arrivata anche la beffa: nel 2013 la prima cartella esattoriale con la quale l'Agenzia delle Entrate chiedeva la partecipazione al pagamento delle spese di quei processi perché il condannato Priebke era stato dichiarato nullatenente. E ora, dieci giorni fa, una nuova cartella. Io vorrei solo che qualcuno mi dicesse: 'Si è giusto, devi pagare', e vorrei che mi spiegassero perché».
«Il sindacato dei giornalisti – riprende Giulietti – non solo esprime solidarietà a Vecellio e alla comunità ebraica, ma si schiera fin da ora al loro fianco in qualsiasi iniziativa decideranno di intraprendere. Questa non è una vicenda privata, ma una questione pubblica, e ancora una volta mostra quanto si senta la mancanza di una normativa che scoraggi il ricorso alle querele bavaglio».
La presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, in un messaggio inviato a Vecellio in occasione della conferenza stampa, augura che «le istituzioni e le autorità sappiano comprendere quanto gravi possono essere gli effetti e le ricadute di questa stortura giudiziaria» e annuncia l'intenzione di provvedere al pagamento delle spese, «affinché – scrive – diventi ancora più evidente l'assurdità di questa decisione».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il messaggio inviato a Valter Vecellio dalla presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello.
Non potendo partecipare alla conferenza stampa odierna per la concomitanza con la festa di Rosh Ha Shana - il Capodanno ebraico - voglio comunque far giungere al dott. Vecellio la solidarietà e la vicinanza della Comunità Ebraica di Roma in questa assurda vicenda che lo vede condannato al pagamento delle spese processuali insieme a Riccardo Pacifici nel procedimento contro il criminale nazista Erik Priebke. Un epilogo assurdo ed inaccettabile di un processo che ha aggiunto infinita sofferenza al dramma patito dalla Comunità ebraica e dalla città di Roma e che ha visto impegnata la società civile per far condannare il responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Sono stati anni difficilissimi in cui, a partire da Giulia Spizzichino che lo ha rintracciato in Sud America, agli avvocati che ci hanno accompagnato in quel processo, si è cercato di rendere giustizia per le oltre 335 vittime di quel massacro assurdo e spietato. Giustizia è quello che abbiamo sempre chiesto, non certo per vendetta, ma per restituire dignità alla memoria di quegli uomini e delle loro famiglie. Oggi questa vicenda assume ancora una volta dei contorni assurdi, con un'ennesima beffa che si aggiunge al danno di non aver visto il carnefice scontare realmente la pena dovuta. Mi auguro sinceramente che le istituzioni e le autorità sappiano comprendere quanto gravi possono essere gli effetti e le ricadute di questa stortura giudiziaria e riportare nei giusti canali il messaggio che la memoria di una società democratica e civile deve diffondere. Per questa ragione ci siamo offerti di pagare noi le spese, affinché diventi ancora più evidente l’assurdità di questa decisione.