CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Caso Leoni, il Tribunale del Riesame annulla il sequestro del telefono
Libertà di informazione 29 Nov 2019

Caso Leoni, il Tribunale del Riesame annulla il sequestro del telefono

Nel ricorso contro il provvedimento cautelare la difesa del giornalista del Secolo d'Italia ha evidenziato, tra l'altro, come gli atti fossero stati trasmessi alla Procura di Ancona per via di una denuncia del giudice contro ignoti per un altro fatto, mentre mancava del tutto una querela nei confronti del cronista.

Il Tribunale del Riesame dà ragione al giornalista del Secolo d'Italia Silvio Leoni e annulla il sequestro del suo telefono cellulare disposto dalla procura di Ancona, che lo ha indagato per minaccia e intromissione abusiva in sistema informatico, dopo che il cronista, nell'ambito di un servizio sulla strage di Bologna, aveva telefonato e inviato un messaggio al presidente della Corte d'Assise di Bologna Michele Leoni.

La difesa di Leoni (avvocati Palleschi e Cutonilli) aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento cautelare, evidenziando tra l'altro come gli atti fossero stati trasmessi alla Procura di Ancona per via di una denuncia del giudice contro ignoti per un altro fatto, ovvero un danneggiamento all'automobile avvenuto prima della telefonata, mentre mancava del tutto una querela nei confronti del giornalista del Secolo, che stava semplicemente facendo il suo lavoro, e il magistrato non aveva mai dichiarato di essere stato minacciato. (Adnkronos)

Soddisfazione per la decisione del tribunale del riesame viene espressa in una nota dall'Associazione Stampa Romana. «Ieri - scrive il sindacato regionale - abbiamo sottolineato come il provvedimento di sequestro non fosse giustificato nè nella forma nè nel merito e ledeva pesantemente i diritti del collega violando i mezzi del suo lavoro. Ribadire alcuni elementi di intangibilità costituzionale del nostro lavoro è sforzo quotidiano del sindacato dei giornalisti e apprezziamo che anche la magistratura riconosca questi diritti».

A chiedere la revoca delle misure assunte dalla Procura di Ancona anche il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, che aveva espresso solidarietà al collega bollando l'accaduto come «un nocumento al lavoro del giornalista tutelato per legge a garanzia della segretezza delle fonti e degli strumenti utilizzati per il suo lavoro, in nome del diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati».

@fnsisocial

Articoli correlati