CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
La procura di Ancona (Foto: procura.ancona.it)
Libertà di informazione 10 Gen 2020

Caso Leoni, il Riesame: «Nessuna minaccia al giudice, il cronista si qualificò»

È quanto si legge nelle motivazioni con le quali il Tribunale ha annullato il sequestro del cellulare disposto nei confronti del giornalista del Secolo d'Italia dalla procura di Ancona, che lo ha indagato per minaccia e intromissione abusiva in sistema informatico, dopo che, nell'ambito di un servizio sulla strage di Bologna, aveva telefonato e inviato un messaggio al presidente della Corte d'Assise di Bologna.

Nessuna minaccia nei confronti del magistrato Michele Leoni, visto che il giornalista Silvio Leoni si è qualificato con le proprie generalità, mentre, quanto all'accusa di intromissione abusiva in sistema informatico, non appare «così impossibile reperire un numero telefonico privato anche in modo diverso da quello ipotizzato». È quanto si legge nelle motivazioni con le quali il Tribunale del Riesame ha annullato il sequestro del telefono cellulare disposto nei confronti del giornalista del Secolo d'Italia Silvio Leoni dalla procura di Ancona, che lo ha indagato per minaccia e intromissione abusiva in sistema informatico, dopo che il cronista, nell'ambito di un servizio sulla strage di Bologna, aveva telefonato e inviato un messaggio al presidente della Corte d'Assise di Bologna Michele Leoni.

La difesa di Leoni (avvocati Palleschi e Cutonilli) aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento cautelare, evidenziando tra l'altro come gli atti fossero stati trasmessi alla Procura di Ancona per via di una denuncia del giudice contro ignoti per un altro fatto, ovvero un danneggiamento all'automobile avvenuto prima della telefonata, mentre mancava del tutto una querela nei confronti del giornalista del Secolo, che stava semplicemente facendo il suo lavoro, e il magistrato non aveva mai dichiarato di essere stato minacciato.

A quanto si legge nelle motivazioni, il Riesame ritiene «che le osservazioni esposte dalla difesa siano sostanzialmente condivisibili»: «Al di là della problematica della assenza, allo stato, della presentazione di querela da parte della persona offesa, sta comunque il fatto che non può parlarsi neanche di fumus dei reati ipotizzati», scrivono i giudici.

«Quanto alla fattispecie della minaccia – scrive nel dettaglio il Riesame – deve osservarsi come seppur del tutto inopportuna, la telefonata fatta dall'indagato, questi si è comunque presentato con le proprie generalità vere, corrispondendo altresì al vero che questi segue il processo per conto del proprio giornale. Certo il contenuto criptico del messaggio inviato unitamente alla circostanza dell'essere a conoscenza del numero privato del giudice, di per sé potrebbe anche interpretarsi come una minaccia indiretta e silente ma sarebbe comunque carente la condizione di procedibilità».

«Quanto all'altra fattispecie poi appare carente proprio il fumus del reato non apparendo così impossibile reperire un numero telefonico privato anche in modo diverso da quello ipotizzato», conclude il Riesame.

«Il Tribunale del Riesame ha accolto integralmente le nostre argomentazioni, sotto un duplice profilo – commenta l'avvocato Paolo Palleschi – quello della procedibilità, visto che avevamo contestato che non ci risultava che il giudice Michele Leoni avesse fatto una denuncia nei confronti del giornalista Silvio Leoni per abusivo accesso nel cellulare del magistrato né tanto meno per minacce ma per il danneggiamento della propria vettura, tra l'altro contro ignoti, quello del merito, invece, perché non c'è il 'fumus': il giudice del Riesame ha infatti espresso che la rappresentazione della vicenda così come è stata fatta dal pm non è reato. Dunque, una valutazione ancora più favorevole. Per il momento ci fermiamo con il deposito delle informazioni del primo Riesame e confidiamo in una rapida archiviazione». (Adnkronos)

@fnsisocial

Articoli correlati