«A Casina, in provincia di Reggio Emilia, il sindaco Stefano Costi ha vietato a una troupe di Telereggio di seguire una seduta del consiglio comunale. Il motivo? La richiesta dei giornalisti è pervenuta all’amministrazione locale 32 e non 48 ore prima della seduta come impone un assurdo regolamento comunale». Lo rende noto l’Associazione della Stampa Emilia-Romagna in un comunicato apparso anche sul suo sito web venerdì 7 aprile 2023.
«A nostro avviso – prosegue la nota - , invece, questo stop va messo in relazione con l’argomento che sarebbe stato discusso in consiglio: l’arrivo in paese della commissione inviata dalla Prefettura per verificare eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata. Insomma, un sindaco invece di dare più visibilità possibile al confronto su un argomento come la mafia – tanto sentito e purtroppo attuale in un territorio come quello reggiano -, si aggrappa a strani regolamenti e vieta ai giornalisti di raccontare quanto avviene in un luogo pubblico. E’ così che si limita la libertà di stampa che invece di essere difesa, essendo un bene di tutti i cittadini, viene ancora una volta calpestata. Come Aser (Associazione Stampa Emilia-Romagna) esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai giornalisti di Telereggio che hanno visto negato il loro diritto di raccontare, a beneficio di tutti, quanto sarebbe avvenuto a Casina. Purtroppo episodi come questo sono sempre più attuali e non dovrebbe succedere in un Paese democratico come il nostro. Per questo motivo va pubblicizzato quanto successo, condannato e va chiesto al sindaco che spieghi perché ha preso questa decisione, senza nascondersi dietro a regolamenti da azzeccagarbugli».
Il comunicato si chiude tracciando la linea per il futuro: «La mafia si combatte non con i silenzi e le limitazioni, ma anche con la trasparenza e le porte aperte, in particolare in un Comune. Per questo motivo confidiamo che la Prefettura intervenga a Casina così come politica e istituzioni. Da parte nostra continueremo, con i giornalisti che ogni giorno operano nella nostra regione, ad opporci a forme di censure che vanno estirpate senza se e senza ma».