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Rai 04 Ott 2011

Carlo Verna: “Il servizio pubblico è un bene di tutti sottraiamolo finalmente all'interesse di parte”

''Riprendiamoci la Rai: la prima persona plurale non è per giornalisti e operatori, ma per noi cittadini. Quando parliamo di Rai parliamo di bene comune, come l'acqua''. Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, ha aperto con queste parole a Trieste la campagna a favore del servizio pubblico indetta dal sindacato. I giornalisti Rai hanno scelto di incontrare i cittadini nelle principali città d'Italia, per spiegare cosa sta accadendo all'azienda pubblica e ribadire il valore del servizio pubblico.

''Riprendiamoci la Rai: la prima persona plurale non è per giornalisti e operatori, ma per noi cittadini. Quando parliamo di Rai parliamo di bene comune, come l'acqua''. Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, ha aperto con queste parole a Trieste la campagna a favore del servizio pubblico indetta dal sindacato.
I giornalisti Rai hanno scelto di incontrare i cittadini nelle principali città d'Italia, per spiegare cosa sta accadendo all'azienda pubblica e ribadire il valore del servizio pubblico.

''Un bene di tutti - ricorda Verna - che viene continuamente sottratto dall'interesse di parte, dai partiti.
Cerchiamo l'alleanza con i cittadini - ha aggiunto -, di quei cittadini che potrebbero dirci che così la Rai non piace, cerchiamo di trovare un modo per funzionare meglio''.
La scelta di Trieste come prima data della campagna - i prossimi incontri pubblici saranno a Bolzano e Napoli - è simbolica: a pochi metri dall'Auditorium dell'iniziativa c'è la sede Rai dove lavorano la redazione italiana della Tgr e quella slovena. (ANSA)

PARTITA DA TRIESTE CAMPAGNA "RIPRENDIAMOCI LA RAI"

Cos’hanno in comune l’acqua e la Rai? Sono un bene di tutti, che va salvaguardato. Non poteva usare similitudine più azzeccata Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai nel suo discorso di apertura di “Riprendiamoci la Rai” la campagna di sensibilizzazione che, con scelta voluta e simbolica, come è stato fatto notare dal presidente dell’Assostampa regionale Carlo Muscatello, è partita proprio da Trieste. È qui e in regione, infatti, che i servizi dell’emittenza pubblica colgono il più alto share di gradimento ed è sempre qui che il tasso, diciamo così, di coscienza democratica sembra ancora, fortunatamente, piuttosto elevato. Lo ha dimostrato, tra i tanti esempi possibili, un auditorium, quello della Scuole interpreti, stipato oltre ogni limite, con un vero parterre de roi: i sindaci di Trieste e Pordenone, Cosolini e Pedrotti, il vicesindaco di Udine Martines, l’assessore regionale Molinaro, i rettori triestino e udinese, Peroni e Compagno, il responsabile dei teatri triestini Antonio Calenda. Il primo applauso, però, lo strappa Margherita Hack, vera pasionaria democratica , pronta a rimpiangere persino la Dc e il Pci, «di fronte a una Rai decaduta a causa di un conflitto d’interessi che non ha precedenti in nessuna democrazia occidentale» e lesta a puntare il dito contro «un capo del governo che crede di essere un satrapo orientale», con due riferimenti che non hanno bisogno di nome e cognome... Riprendiamoci la Rai, dunque. Ma da chi e da cosa? Se per Verna il problema è quello di un’azienda che viaggia a vista, con delle scelte che possono solo che affossarla e, anzi, sembrano quasi fatte apposta, Pedrotti vede nell’azienda, pur difesa, quasi la metafora di un’Italia allo sbando, e Cosolini strappa consensi col suo concetto di «un pubblico che è pubblico, e dev’essere dunque servizio alla comunità». Peroni traccia invece un ardito parallelo tra «l’Università che forma i cittadini del domani e l’informazione che ne tiene vigile la coscienza nella dinamica democratica». Entrambi, si capisce, fondamentali. La collega Compagno preferisce invece porre l’accento sulla territorialità e sul «bisogno di più Rai libera». Un inciso che sposa appieno l’ultima querelle, quella sulla ventilata soppressione dell’ultimo Tg regionale della sera. Che scatena persino le ire della Regione, ormai quasi l’isola che non c’è rispetto ai burocrati romani. E non a caso è l’assessore Molinaro a tuonare contro «la contraddizione tra il federalismo e un servizio pubblico centralista», lamentando anche i ritardi nell’introduzione dei programmi in lingua friulana. Ma i problemi veri, la polpa dolente sono anche altrove, e se ne fa efficace interprete Riccardo Ferrara della Slc - Cgil, che paventa «l’obiettivo finale di distruggere la Rai, anche allontanando i programmi di qualità e remunerativi». Una difesa d’ufficio della Mamma d’Italia? Macchè. Giovanni Marzini, responsabile della redazione regionale, assicura che «vogliamo solo lavorare di più e meglio». E Verna non dimentica di ricordare che la Rai ha già un prezzo, 528 milioni di euro. Troppo pochi se il rischio è quello di perdere la possibilità di esprimersi. E, dunque, di essere liberi.
(IL PICCOLO, Furio Baldassi)

RAI: USIGRAI, VERA PARTITA È CAMBIARE LEGGE PER ELEZIONE CDA

''La madre di tutte le partite è cambiare la legge per l'elezione dei vertici aziendali''. Lo ha detto oggi il segretario dell'Usigrai, Carlo Verna, interpellato dall'ANSA a Trieste, a margine del primo incontro della campagna 'Riprendiamoci la Rai'.
''A marzo 2012 - ha ricordato - c'è la scadenza del Consiglio di amministrazione. La madre di tutte le partite è cambiare quella legge''. Secondo l'Usigrai, il sistema di elezione attualmente in vigore provoca ''una polarizzazione che porta allo scontro e poi produce un effetto-impunità per l'appartenenza: non sarò premiato o punito per ciò che ho fatto - ha spiegato Verna - ma sostenuto o cacciato a seconda dei muscoli della parte partitica che mi sostiene. Diciamo no all'antipolitica - ha concluso - ma la politica deve fare delle nuove regole''. (ANSA)

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