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Rai 15 Mag 2006

Calciopoli, Paolo Francia, ex direttore di Rai Sport: "Tutto lo sport è gestito da una cupola. Chi mi criticava, oggi è indagato". Carlo Nesti: "Criticavo Francia e non sono indagato"

Non solo il calcio ma "un po' tutto lo sport è gestito da una cupola": lo dice in una intervista al sito di Articolo 21, Paolo Francia già responsabile dei diritti sportivi Rai e direttore di Rai Sport, che aggiunge: "Poi leggo che uno dei miei più feroci avversari interni a Rai Sport, superprotetto da un alto dirigente Rai, è indagato per associazione a delinquere"

Non solo il calcio ma "un po' tutto lo sport è gestito da una cupola": lo dice in una intervista al sito di Articolo 21, Paolo Francia già responsabile dei diritti sportivi Rai e direttore di Rai Sport, che aggiunge: "Poi leggo che uno dei miei più feroci avversari interni a Rai Sport, superprotetto da un alto dirigente Rai, è indagato per associazione a delinquere"

Francia è stato, nella sua carriera di dirigente sportivo, vicepresidente vicario della Federazione italiana tennis (al tempo della conquista della Coppa Davis, 1976) e presidente della Virtus Bologna pallacanestro, pluricampione d'Italia e d'Europa. Dunque uomo di sport, appassionato di calcio, basket e tennis e di tante altre discipline, è stato insignito della Stella d oro Coni al merito sportivo. Articolo 21 gli ha chiesto un parere sulla drammatica situazione del calcio: "È purtroppo la classica cronaca di una fine annunciata - dice Francia - da almeno vent'anni non solo il calcio ma un pò tutto lo sport è gestito da una cupola. Scarsi ricambi nelle federazioni, intrecci fra le stesse e il Coni in un mix di controllori-controllati, organi della giustizia sportiva guidati in larga parte da giudici dei tribunali amministrativi che rendevano quasi sempre inutili i ricorsi alla magistratura ordinaria; e via dicendo". Ma il calcio? "La punta negativa di un sistema-sport fondato sulle sabbie mobili che puntualmente si riscatta alle Olimpiadi e, con le medaglie vinte dai nostri atleti (frutto del caso e della straordinaria vitalità dei giovani che fanno sport e non di un'organizzazione di base solida) occulta i propri problemi. Con le enormi risorse dei diritti televisivi e delle sponsorizzazioni e con la forza della visibilità che garantisce a presidenti e proprietari, il calcio è piombato in un terrificante intreccio affaristico, retto per anni su plusvalenze fantasma, tasse non pagate, esagerati compensi ai giocatori (vera manna per i procuratori). Mentre gli stadi restavano quelli di vent'anni fa, ristrutturati male in occasione dei Mondiali 1990 ma con un fiume di denaro finito chissà dove". E i campionati falsati? "Questo è sempre avvenuto. Ma negli anni Settanta o Ottanta si poteva parlare davvero di 'sudditanza psicologicà degli arbitri verso i grandi club e talvolta di 'regalì agli arbitri e ai dirigenti, ma contenuti nella quantità e soprattutto nella qualità. Poi si è passati, per le cose dette sopra, da una fase artigianale a una fase industriale, con le conseguenze che vediamo". Rimedi? "Uno solo - risponde Francia - . Azzerare, ma azzerare davvero, tutto il mondo del calcio e avere un pool di commissari straordinari, intendo dire un commissario e tre o quattro vice, perchè da solo nessuno potrà farcela, che rifondi tutto: struttura dei campionati, regole, giustizia sportiva, norme amministrative, gestione dei diritti. E chieda al governo leggi moderne per la sicurezza negli stadi e per punire i tifosi che devastano i treni. In questi ambiti la gestione del centrodestra è stato un fallimento; ma d'altro canto anche la legge-Melandri era stata, per il mondo sportivo, un disastro". Chi dovrebbe andare come commissario e come vice? "Uomini di sport - secondo Francia - dalle mani pulite e che abbiano carta bianca impegnandosi a non candidarsi alle future cariche. Ma è essenziale che vadano a casa, per sempre, i responsabili di questo immane disastro. Se il calcio è, con rispetto per la vera religione, una religione per il popolo italiano, è stato commesso un autentico deicidio". Quanto ai rapporti all'interno della Rai e di Ri Sport, Francia che si definisce "Duro no; per bene e di buon senso sì", non la manda a dire: "Scegliendo Cerqueti come telecronista della nazionale o rilanciando Varriale o mandando Galeazzi e Lauro alla Domenica Sportiva non mi preoccupavo di che parte politica fossero. Erano bravi. E facendo risparmiare un sacco di soldi alla Rai giocavo con questa maglia e questa sola. Poi leggo che uno dei miei più feroci avversari interni a Rai Sport, superprotetto da un alto dirigente Rai, è indagato per associazione a delinquere. Mentre a Beha, anch'egli defenestrato, non fanno fare niente. Mah. Resto fermo a una 'storica' frase del direttore generale Cattaneo, riferitami da una sua stretta collaboratrice: 'Bisogna togliere lo sport a Paolo Francià. Così è stato". (ANSA) "Paolo Francia dice che chi lo criticava oggi è indagato: personalmente, per fortuna, non mi risulta di essere indagato, ma in partenza per i mondiali, invece lui non è più direttore". Ribatte così Carlo Nesti, telecronista della Rai e uno dei commentatori ai prossimi campionati mondiali di calcio in Germania, alle affermazioni dell' ex direttore di Rai Sport, nelle quali, evidentemente, si sente chiamato in causa. "Il centralismo di Roma inasprito da Francia - aggiunge - è proprio il padre delle anomalie che ora lui disinvoltamente denuncia". Alcuni anni fa Nesti polemizzò con Francia per non essere stato inserito, in quanto redattore sportivo della sede di Torino, nel pool di Rai Sport. Un caso che provocò anche interrogazioni parlamentari. Sulle affermazioni del collega Enrico Varriale comparse sulla Repubblica, a proposito di giornalisti Rai "asserviti" alla Juventus ("Molti in Rai hanno piegato la schiena"), Nesti sottolinea: "Non ho la fortuna di far parte della squadra di Rai Sport e antepongo il giudizio della gente, che da 30 anni mi stima, al giudizio dei colleghi. In questo senso non ho bisogno di apprendere dai colleghi se ho la schiena dritta o no. Il mio modello è sempre stato il giornalista non schierato ed equidistante dalle parti. Se avessi voluto schierarmi, oggi sarei molto più in alto nella scala gerarchica professionale, ma avrei problemi a guardarmi allo specchio". (ANSA)

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