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Editoria 12 Mar 2015

Cagliari, crac Epolis:giornalisti parte civile.Tabasso (Assostampa Sarda): "Serve un albo per gli editori”

Più di 25 ex dipendenti, in gran parte giornalisti, si sono costituiti parte civile, con gli avvocati Roberto Cao e Giuseppe Putzu, nella prima delle udienze preliminari, questa mattina a Cagliari, per il crac da circa 130 milioni di euro del gruppo editoriale Epolis.

Più di 25 ex dipendenti, in gran parte giornalisti, si sono costituiti parte civile, con gli avvocati Roberto Cao e Giuseppe Putzu, nella prima delle udienze preliminari, questa mattina a Cagliari, per il crac da circa 130 milioni di euro del gruppo editoriale Epolis.

Fra i 19 indagati dal pm Giangiacomo Pilia, su cui il Gup Cristina Ornano dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio, compaiono anche l'ex editore Nicola Grauso e il suo successore Alberto Rigotti. Due le società fallite che hanno fatto scattare le accuse di bancarotta: il gruppo editoriale Epolis e la società Publiepolis, concessionaria pubblicitaria su cui si appoggiavano i giornali aperti in varie regioni italiane.
Per questa vicenda lo scorso anno erano stati arrestati della Guardia di Finanza, su ordine del Gip, i dirigenti societari Alberto Rigotti (65 anni, di Milano), Sara Cipollini (43, di Milano) e Vincenzo Maria Greco (70, di Roma). La Procura aveva poi chiesto il rinvio a giudizio del fondatore del gruppo free-press Grauso (66 anni, cagliaritano ma residente a Roma), Francesco Ruscigno (56, di Aversa), Alessandro Valentino (43, di Barletta), Carlo Momigliano (62, di Milano), Franco Manconi (69, di Cagliari), Giuseppe Virga (67, di Roma), Mauro Marciano (58, di Roma), Stefano Gobbi (romano di 48), Francesco Raia (67 di Iglesias), Michela Veronica Crescenti (46, di Ospedaletto), John Gaethe Visendi (milanese di 51), Anna Abbatecola (49, di Calvenzano), le sorelle Rosalba e Rosanna Chielli (54 e 44 di Prato), Claudio Noziglia (62, di Milano) e Luisella Garau (72, di Villanovafranca, amministratore unico di Epolis dal 2005 al 2007). Su quest'ultima il Gup ha disposto una perizia tecnica per capire se sia in grado di partecipare alle udienze.
Con la chiusura dei giornali free-press del gruppo furono quasi un centinaio i giornalisti che si ritrovarono all'improvviso senza lavoro, costretti alla cassa integrazione. La società pubblicitaria concessionaria PubliEpolis fallì nel 2011. All'origine dei fallimenti delle due società, stando alle accuse de pm e della Guardia di Finanza, ci sarebbero distrazioni di ingenti quantità di denaro: i soldi e le attrezzature delle società venivano destinate ad uso di alcuni degli indagati. Soldi prelevati dalle casse della società o con carte prepagate o bonifici per migliaia di euro poi usati per alberghi, viaggi, soggiorni e palestre esclusive. Prossima udienza preliminare il 24 giugno. (ANSA - CAGLIARI, 11 MARZO 2015)

IL COMMENTO
"Da tempo diciamo anche noi come Assostampa Sarda che serve un albo per gli editori - è il commento di Celestino Tabasso, Presidente dell'Associazione della Stampa Sarda - chi dà le notizie per lavoro deve superare un esame e rispettare le regole di un ordine professionale e chi invece fa impresa sull'informazione troppo spesso sembra sottratto ad ogni regola ed è libero di desertificare con disinvoltura il nostro panorama occupazionale".
"Il pluralismo - conclude Tabasso - passa anche per buone pratiche imprenditoriali".

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