«Ancora una volta un giornalista è stato insultato e minacciato solo perché ha fatto il proprio lavoro di cronista. È ora di dire basta. Ed è ora che la politica, a Bologna dove continuano ad avvenire questi episodi, prenda una posizione chiara e decisa contro chi cerca di imbavagliare la libertà di stampa: da chi governa la città a chi si candida a farlo, fino ai parlamentari. Come i giornalisti hanno chiesto in piazza Maggiore sabato scorso organizzando un presidio per richiamare l'attenzione appunto su chi li attacca calpestando così la Costituzione».
È quanto denuncia l'Associazione stampa Emilia-Romagna che, in una nota, esprime «tutta la propria solidarietà al giornalista di Repubblica Valerio Lo Muzio che in un video pubblicato su Facebook è stato oggetto di insulti e minacce da parte del titolare del pub Halloween, Mattia Florulli. Un attacco – spiega l'Assostampa – rivolto anche al pm bolognese Antonello Gustapane (solidarietà anche a lui da parte dell'associazione), che ha deciso di chiedere l'archiviazione della denuncia per diffamazione a mezzo stampa, violenza privata, molestia e disturbo alle persone e diffusione di riprese e registrazioni fraudolente presentata appunto da Florulli contro Lo Muzio».
Tutto era nato, ricorda il sindacato regionale, «a seguito di un servizio del giornalista che raccontava quanto accaduto all'interno del locale di Florulli che aveva aderito all'iniziativa 'Io apro' e nel quale erano presenti diversi avventori che violavano le norme anti-Covid. Insomma la decisione del pm è stata l'innesco per altri insulti e minacce che non sono tollerabili in nessun Paese civile», argomenta l'Aser, che torna infine a chiedere «al sindaco Virginio Merola, ai candidati alle primarie e a tutti i parlamentari bolognesi di esprimersi pubblicamente una volta per tutte contro chi minaccia i giornalisti e la libertà di stampa. Troppo facile – conclude il sindacato – chiamare i cronisti solo quando si sente l'esigenza di finire con le proprie dichiarazioni su giornali, siti internet, televisioni o radio. Adesso la categoria ha bisogno di un segnale da parte della politica. Speriamo che arrivi».