Parole dipinte su un muro. Simbolo della libertà oltre quelle pietre messe a confine tra chi 'sta dentro' e chi fuori. Parole che bucano le mura del carcere e liberano il desiderio di esprimersi. Perché 'la scrittura è libertà', come recita una delle vignette pubblicate.
È l'immagine di copertina del numero zero di 'Beccati a scrivere', mensile realizzato da alcuni detenuti del carcere romano di Rebibbia, presentato questa mattina nella sede della Fnsi alla presenza del presidente Giuseppe Giulietti e del segretario generale Raffaele Lorusso.
Con i rappresentanti del sindacato dei giornalisti alcuni dei 'redattori' della III Casa circondariale e la giovane professionista che cura la grafica del mensile, che hanno spiegato il senso dell'iniziativa realizzata grazie alla disponibilità della direttrice del carcere, Annunziata Passannante e con il contributo «entusiasta» del giornalista Fabio Venditti, direttore responsabile del giornale, e di sua figlia Margherita.
«Una iniziativa autoprodotta e realizzata da volontari», ci tengono a precisare i rappresentanti della redazione ringraziando commossi i presenti e chi ha consentito di trasformare in realtà quello che appena qualche settimana fa sembrava un sogno impossibile.
«Una iniziativa condivisa dalla Fnsi che è la casa dei giornalisti e deve diventare sempre più la casa delle diversità. Diversità che, tutelate e garantite dalla Costituzione, devono avere luce e voce grazie ad una informazione plurale, a garanzia di tutti. Tutti devono comprendere che le parole non sono pietre e che devono servire a costruire ponti e non muri. Al contrario di chi auspica la chiusura delle testate giornalistiche, qui riteniamo che quando nasce un giornale, qualunque giornale, anche in carcere, debba sempre essere una festa», ha detto il presidente Giulietti.