"La montagna ha partorito il topolino. Così appare, infatti, la decisione del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, presieduto dal prof. Franco Abruzzo, sul caso di Renato Farina. Mentre la categoria si attendeva una sentenza che tutelasse adeguatamente il buon nome del giornalismo italiano è giunta una decisione sulla quale pesano forti dubbi di condizionamenti politici e tattici, forse legati alle prossime scadenze elettorali che interesseranno l’Ordine stesso"
"Il professor Abruzzo aveva polemizzato nelle scorse settimane, come è suo costante costume, con presunti giustizialisti – confondendo tra di loro, nel furore polemico, anche colleghi che hanno espresso posizioni diverse – col risultato di produrre un sostanziale “ingiustizialismo”. Da Milano è venuto, di fatto, un attacco alla credibilità dell’Ordine che non farà che portare acqua al mulino degli abrogazionisti. Le motivazioni lasciano davvero perplessi: il richiamare il “processo mediatico” in questo caso significa, infatti, mettere sullo stesso piano Farina, dotato di più di una tribuna per difendersi e che può contare su solidarietà e sostegni politici, ed un qualsiasi sconosciuto cittadino che fosse incappato in una vicenda interessante per il mondo dell’informazione e del tutto privo di strumenti per tutelarsi. Che la decisione dell’Odg lombardo sia discutibile lo dimostrano le modalità a cui si è giunti ad essa con la spaccatura nell’ambito del Consiglio. Si tratta di una vicenda che rende ancora più urgente una riforma dell’organismo di autogoverno deontologico del giornalismo italiano. Resto dell’opinione che la strada dell’abrogazione pura e semplice sarebbe sbagliata e rischierebbe, a mio avviso, di peggiorare la situazione. La strada da percorrere è quella di una riforma sostanziale che investa le modalità di esercizio della funzione disciplinare (vi sono Consigli regionali che addirittura secretano i provvedimento togliendo, di fatto, ad essi ogni efficacia), quelle di elezione degli organi di autogoverno (bloccando il processo di elefantiasi del Consiglio nazionale che ne colpisce l’efficacia e l’efficienza della funzione), la gestione dell’accesso alla professione (le cui condizioni attuali non garantiscono né parità di condizioni, né qualità di formazione e neppure tutela dei diritti dei giovani colleghi). Sono le priorità sulle quali chiediamo un confronto approfondito all’interno della categoria, tra tutte le sue componenti, e della categoria con il mondo della politica a cui spetta elaborare le proposte di legge. I mesi che ci separano dalle elezioni per il rinnovo dei Consigli regionali e nazionale dell’Ordine dovranno essere una grande occasione per costruire un rinnovamento la cui necessità è riconosciuta, almeno a parole, da tutti". Giovanni Rossi Coordinatore nazionale della componente di “Autonomia e Solidarietà” e segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi)