La situazione occupazionale del giornalismo in Sardegna è gravissima: quasi un terzo dei giornalisti professionisti iscritti all’Albo regionale è disoccupato o ha un lavoro precario. Il numero dei precari e dei disoccupati ha raggiunto il 57% di quello dei contrattualizzati e la percentuale aumenta ad una media del 3% ogni anno. Si iscrivono all’Albo più giornalisti di quanti il sistema regionale dei media è in grado di assorbire e il normale turn-over non è in grado di dare risposta alla domanda di occupazione.
Il Consiglio direttivo dell’Associazione della Stampa Sarda ha manifestato grande preoccupazione perché nonostante leggi e contratti di lavoro affermino che il rapporto di lavoro subordinato debba essere di norma a tempo “indeterminato”, le aziende editoriali ricorrono quasi esclusivamente ai contratti a tempo “determinato”. A Sassari, addirittura si licenzia: l’emittente “Antenna 1” non ha rinnovato il contratto a due giornalisti ed ha dimezzato lo stipendio degli altri. Gli enti pubblici disattendono la normativa sugli uffici stampa nella pubblica amministrazione e, salvo poche e lodevoli eccezioni, i nuovi media non sono ancora in grado di fornire un’alternativa occupazionale stabile. L’Associazione della Stampa sarda auspica che, così come è accaduto alla Rai, anche nelle aziende private si possano stipulare accordi per la stabilizzazione dei precari in applicazione della normativa recentemente entrata in vigore. Il sindacato giudica molto positivamente la volontà manifestata dalla Rai di procedere con il metodo della “selezione” per le prime utilizzazioni giornalistiche in sede regionale. Si tratta di un contributo importante alla trasparenza e di un’opportunità per tutti i precari e i disoccupati sardi ai quali deve essere data la possibilità di partecipare alla “selezione”.