Tre indizi fanno una prova. Prima il, per così dire, scivolone della sindaco di Genova Marta Vincenzi che si “pente” di essere in democrazia perché il Secolo XIX anticipa una notizia relativa alla moschea di Genova.
Poi l’invito a cacciare fotogiornalisti, tv e giornalisti da un corteo di portuali. Infine ieri la prova regina: la cacciata di due giornalisti dell’emittente Primo Canale da una conferenza stampa, reo di avere posto domande inerenti un’inchiesta dell’emittente sulle spese per delle iniziative comunali. “Se ne può andare, se ne vada” ha detto il sindaco che può anche evitare di smentire se stessa visto che ci sono registrazioni audio nette sul suo modo di agire. “Questa dovrebbe essere la casa dei cittadini” ha detto il collega di Primo Canale. Spettacolare la risposta del capo di gabinetto del sindaco: “qui cittadini non ce ne sono”. Concetto ripreso dalla sindaco che, memore della sua passata esperienza da preside, caccia gli allievi discoli. Ma i giornalisti possono essere discoli, ma non sono certo allievi né della professoressa Vincenzi, né di altri politici di qualsivoglia parte politica. Tantomeno si cacciano. Se avevamo ancora qualche dubbio sull’insofferenza di Marta Vincenzi rispetto alla stampa non ossequiosa o, a torto o a ragione, ipercritica, adesso ogni velo è stato stracciato. La sindaco scambia una conferenza stampa con un luogo in cui è vietato essere anche indisponenti con domande giornalisticamente cattive o provocatorie, il suo capo di gabinetto scivola sulla “non presenza” di cittadini poco dopo che la sindaco aveva sostenuto che tutto “è trasparente”. La sindaco non si è nemmeno evitata un giudizio sull’intelligenza del giornalista discolo. Ai colleghi Davide Lentini e Dario Vassallo purtroppo va una doppia, amara, solidarietà: per la cacciata da parte di un sindaco-professoressa e perché nessuno dei colleghi presenti, ha avuto il coraggio di alzarsi e di andarsene. Sempre meglio una notizia rispetto a un collega cacciato? In discussione non era la giustezza della domanda del collega, ma il suo diritto a proporla e a rimbeccare la sindaco al professorale giudizio sulla sua intelligenza. Riflettano i colleghi che sono rimasti alla conferenza stampa: un giorno o l’altro potrebbe capitare anche a loro di essere messi dietro alla lavagna dalla professoressa Vincenzi. Riflettano sul rapporto media-potere-politici. Non è la prima volta che la sindaco Vincenzi manifesta intollerenza nei confronti dei giornalisti. Più che di un portavoce la sindaco ha bisogno (servono sempre a tutti, professori compresi) di un, pur breve, corso di aggiornamento: sia sulla buona educazione, sia sul fatto che le piaccia o no deve rispondere e sopportare le domande anche da discoli. E ricordi: se spesso non è la scelta migliore cacciare un alunno discolo, assolutamente sbagliato è cacciare un giornalista. Marcello Zinola Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi