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Osservatorio sui media 08 Apr 2010

Assegnate le frequenze a Europa 7: una battaglia legale lunga 11 anni

L'accordo raggiunto con il governo, che ha concesso a Europa 7 le frequenze integrative necessarie per mettere in piedi un'emittente che copra l'80% del territorio, mette la parola fine a una battaglia legale lunga undici anni. Queste le principali tappe.

L'accordo raggiunto con il governo, che ha concesso a Europa 7 le frequenze integrative necessarie per mettere in piedi un'emittente che copra l'80% del territorio, mette la parola fine a una battaglia legale lunga undici anni. Queste le principali tappe.

LUGLIO 1999 - Europa 7 ottiene dallo Stato la concessione per varare una tv nazionale, ma non le frequenze necessarie a trasmettere: è l'inizio della controversia. Retequattro, munita allora di un'autorizzazione provvisoria, continua a trasmettere.

NOVEMBRE 2002 - La Corte Costituzionale stabilisce che nessun privato può possedere più di due reti e che quelle eccedenti (in questo caso Retequattro) devono cessare la trasmissione in via terrestre entro il 31 dicembre 2003.

DICEMBRE 2003 - Dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica, con cosiddetto decreto 'salvareti', il governo Berlusconi evita il trasloco di Retequattro su satellite e lo stop alla pubblicità su Raitre. Sempre nel 2003, Europa 7 presenta un ricorso al Tar del Lazio per ottenere che ministero e Agcom le assegnino le frequenze. Respinto dal Tar, il ricorso finirà al Consiglio di Stato.

APRILE 2004 - Viene definitivamente approvata la legge Gasparri. L'articolo 25 ingloba il testo del dl salvareti e di fatto allunga la vita a Retequattro, affidando l'apertura del mercato tv e l'aumento del pluralismo al passaggio al digitale terrestre.

LUGLIO 2005 - Il Consiglio di Stato sospende l'esame del ricorso di Europa 7 e chiama in causa il tribunale del Lussemburgo.

LUGLIO 2006 - La Commissione europea apre una procedura d'infrazione contro l'Italia perché favorisce gli attuali operatori analogici, Rai e Mediaset, nel passaggio al digitale.

OTTOBRE 2006 - Il governo Prodi vara il ddl di riassetto del sistema tv, firmato dal ministro Paolo Gentiloni. Tentando di rispondere ai rilievi dell'Europa, il provvedimento punta ad aprire il mercato intervenendo sulla concentrazione delle risorse pubblicitarie e delle frequenze.

LUGLIO 2007 - L'Europa dà ancora due mesi di tempo all'Italia per modificare la Gasparri, chiedendo di fatto un'accelerazione della legge. L'ultimatum Ue scade il 20 settembre e a nulla vale la richiesta di Gentiloni di una proroga dei termini. Approvato a dicembre dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il ddl Gentiloni non approderà mai in Aula.

GENNAIO 2008 - Arriva la sentenza della Corte di Giustizia europea, interpellata dal Consiglio di Stato sul caso Europa 7: il sistema televisivo in Italia non è conforme alla normativa europea che impone criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell'assegnazione delle frequenze.

MAGGIO 2008 - I giudici di Palazzo Spada chiedono al ministero dello Sviluppo economico di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di frequenze da parte dell'emittente, tenendo conto della pronuncia della corte di Giustizia di Strasburgo.

DICEMBRE 2008 - Il ministero assegna a Europa 7 il canale 8, resosi disponibile grazie alla ricanalizzazione di Raiuno.

GENNAIO 2009 - Il Consiglio di Stato stabilisce che Europa 7 dovrà ottenere un risarcimento dallo Stato per 1,041 milioni di euro (a fronte di una richiesta da 3,5 miliardi senza le frequenze, 2,160 miliardi con le frequenze).

FEBBRAIO 2009 - Europa 7 impugna davanti al Tar del Lazio il provvedimento di assegnazione del canale 8, ritenuto insufficiente a garantire una copertura nazionale. Si apre un nuovo contenzioso, chiuso con l'accordo presentato oggi. (ANSA)

 

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