«"Esiste un interesse generale all'informazione, e questo interesse implica, in un regime di libera democrazia, pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee". Questo stabilisce la Corte Costituzionale, con sentenza 105/1972, che risulta ignorata o, comunque, disattesa dalle disposizioni che la società AS Roma ha emanato per gli accreditamenti agli allenamenti della prima squadra». È quanto denunciano, in una nota congiunta, Unione Stampa Sportiva Italiana e Federazione Nazionale Stampa Italiana.
«Evidenti e inaccettabili – incalzano – le limitazioni al diritto di cronaca e al pluralismo dell'informazione, ma anche all'esercizio del diritto al lavoro, negato a colleghi giornalisti e fotografi. Il limite inaccettabile al diritto di cronaca posto dalla AS Roma riguarda tutti i settori informativi. Ai giornalisti è stato negato l'accesso per la prima amichevole ufficiale della stagione. Sarà così anche per la seconda. Nella seconda parte della preparazione, in Portogallo, su 12 giorni solo un paio di volte sarà possibile entrare nel centro sportivo che ospita la Roma e vedere gli allenamenti. Va garantito il diritto di cronaca, il diritto dei lettori, dei telespettatori, degli ascoltatori, di essere informati».
L'accordo della società con una agenzia per la diffusione delle immagini, proseguono Unione Stampa Sportiva Italiana e Federazione Nazionale Stampa Italiana, «non deve rappresentare motivo per negare l'accesso alle fonti dirette a colleghi e colleghe: impedire a giornalisti e operatori dell'immagine la possibilità di produrre contenuti autonomi rappresenta una violazione che Fnsi e Ussi condannano e contro la quale interverranno in sede legale. L'AS Roma è libera di utilizzare l'agenzia per i propri canali informativi, ma non precludere agli operatori dell'informazione il diritto a svolgere la loro attività».
Fnsi e Ussi, conclude la nota, «si rivolgeranno anche agli organismi di disciplina della categoria nei confronti di chi, componente dello staff della comunicazione e iscritto all'Ordine, nega questo diritto, come risulta da molte testimonianze, anche scritte. Al di fuori degli enti di categoria, sedicenti associazioni non hanno alcuna funzione e alcuna legittimità».