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Osservatorio sui media 16 Mag 2007

Appello: Convochiamo una conferenza nazionale dell'informazione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo di Roberto Seghetti, ex esponente della Giunta Esecutiva Fnsi e attuale portavoce del viceministro dell’Economia Vincenzo Visco: Questo è un appello per la convocazione di una conferenza nazionale dei giornalisti e di tutti gli operatori dell’informazione.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo di Roberto Seghetti, ex esponente della Giunta Esecutiva Fnsi e attuale portavoce del viceministro dell’Economia Vincenzo Visco:
Questo è un appello per la convocazione di una conferenza nazionale dei giornalisti e di tutti gli operatori dell’informazione.

1. Nei paesi industrializzati l’informazione ha assunto la stessa funzione che il sangue assolve nei confronti del corpo o che la moneta assolve nei confronti dell’economia: garantisce che tutti gli organi funzionino correttamente e che abbiano anche il carburante per farlo. La rivoluzione informatica, delle comunicazioni e dei trasporti hanno accentuato in modo esponenziale l’importanza di questa funzione. L’informazione pulita è diventata in questi anni, e lo sarà sempre di più, una pre-condizione della democrazia in una società tecnologicamente ed economicamente avanzata. 2. L’accentramento del potere di informare o la possibilità che l’informazione sia inquinata rappresentano un fatto potenzialmente distorsivo destinato ad avvantaggiare i pochi che hanno fonti proprie di conoscenza o la capacità di influenzare i media e a svantaggiare, invece, i molti che devono usare le notizie disponibili per compiere le proprie scelte. Si potrebbe dire che, se fa difetto la fondatezza e la completezza delle notizie messe in circolo dai media, alla lunga si rischia di scivolare dalla democrazia elettronica a un sostanziale feudalesimo dell’informazione. 3. Ciò che sta accadendo nel mondo dimostra che il ruolo dell’informazione oggi è al centro di un interesse fortissimo proprio perché pre-condizione del potere. Basti pensare agli ultimi avvenimenti. Rupert Murdoch si è lanciato all’attacco del Wall Street Journal. Il colosso canadese dell’informazione finanziaria Thomson ha conquistato Reuters, agenzia di stampa internazionale specializzata nell’informazione economica e modello, per la struttura proprietaria, di molte proposte volte a rafforzare l’autonomia dei media. Il New York Times è sotto pressione sulla spinta delle società finanziarie presenti nel suo azionariato. Bill Gates, patron della Microsoft, vuole mangiarsi Yahoo per contrastare il predominio di google su Internet. 4. Da questo punto di vista l’Italia è uno straordinario laboratorio, dove da anni si è realizzata una concentrazione sconosciuta altrove. L’azionariato dei principali quotidiani è controllato quasi esclusivamente da banche, assicurazioni, industrie, imprenditori con interessi diversi. La raccolta pubblicitaria (cioè la vena d’oro nascosta nell’industria delle notizie) è concentrata in poche mani. Il mercato televisivo è spartito tra il gruppo Mediaset, controllato dalla famiglia Berlusconi, una Rai stretta nella morsa della politica, il gruppo multinazionale Sky di Rupert Murdoch e il gruppo Telecom (la 7), appena finito nelle stesse mani di banche, assicurazioni e industrie che controllano un pezzo decisivo del mercato della carta stampata. Il mix tra informazione e intrattenimento tocca punte preoccupanti. I confini tra informazione e pubblicità diventano meno netti. Accanto a questi fenomeni ve ne sono naturalmente anche altri, di segno opposto, ma di peso insufficiente, come il proliferare di iniziative, l’impegno volontario, il diffondersi del desiderio di comunicare liberamente e la possibilità di farlo favorita dalle nuove tecnologie. 5. Il progresso tecnologico proseguirà per anni e influirà in modo determinante sulla struttura delle imprese dell’informazione, cambiandone il volto, il mercato, il business, il modo di lavorare, con inevitabili, ulteriori riflessi sulla società. 6. In tanto pensare al futuro, alla nuova società, alle forme del mercato e dell’economia, i congressi dei partiti svoltisi in queste ultime settimane hanno dedicato un’attenzione marginale al tema dell’informazione, che pure aveva trovato spazio anche nel programma dell’Unione. Sulla ricerca e sulla riflessione sembrano prevalere oggi un’ottica di corto respiro, come dimostrano le norme sulle intercettazioni, o la real politik del che cosa è possibile fare subito, nelle condizioni materiali date, che pure è un fatto importante ma non esaustivo dei problemi, o ancora la lamentela corporativa dei diversi operatori coinvolti nel cambiamento epocale delle forme della comunicazione. Gli argomenti concreti di cui si parla, come la legge Gentiloni, le norme sulle intercettazioni e quelle sul conflitto di interesse, le nomine Rai e lo stallo nel contratto dei giornalisti sono passaggi fondamentali, da seguire con grande attenzione, ma non esauriscono affatto il problema dell’informazione nella società. 7. Sarebbe dunque importante, oltre che guardare all’oggi, misurarsi con il futuro possibile, riflettere sull’evoluzione dei media in tutto il mondo, e in particolare in Italia, condividere le informazioni per farne patrimonio comune, cultura civile e politica diffusa, al di là degli interessi del momento o delle posizioni soggettive. Per questo, nel momento in cui le stesse forze politiche riflettono sul proprio futuro – si pensi alla costituzione del partito democratico, ma anche al dibattito avviato dalle altre formazioni politiche della sinistra, ma anche, perché no?, del centrodestra - sarebbe opportuno che gli operatori e i diversi esperti della comunicazione si riuniscano, discutano, facciano proposte, aprendosi al confronto con gli utenti dell’informazione, cioè i cittadini. Dobbiamo ridiventare protagonisti del dibattito sull’informazione. Dobbiamo metterci in gioco, fare proposte, lottare perché gli obiettivi siano più ambiziosi di quelli possibili in base ai rapporti di forza di oggi, nella certezza che meno si discute e più ci si avvicinerà al risultato, sconfortante, di lasciare campo aperto agli interessi costituiti. Roberto Seghetti

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