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Osservatorio sui media 08 Ott 2007

Anna Politkovskaja ricordata in un convegno a Milano

6 ottobre - La giornalista russa Anna Politkovskaja, uccisa il 7 ottobre 2006 sul portone di casa a Mosca, probabilmente fa più male al presidente Vladimir Putin da morta piuttosto che da viva. È questa una delle tesi emerse da parte di più relatori in un convegno dal tema significativo, 'Per non dimenticare', organizzato in mattinata al Circolo della Stampa di Milano.

6 ottobre - La giornalista russa Anna Politkovskaja, uccisa il 7 ottobre 2006 sul portone di casa a Mosca, probabilmente fa più male al presidente Vladimir Putin da morta piuttosto che da viva. È questa una delle tesi emerse da parte di più relatori in un convegno dal tema significativo, 'Per non dimenticare', organizzato in mattinata al Circolo della Stampa di Milano.

Il fatto che la cronista scomparsa lavorasse alla 'Novaja Gazeta', un piccolo giornale - è stato sottolineato - la rendeva praticamente sconosciuta nell'ex Urss nonostante i suoi graffianti reportage sulla guerra in Cecenia e le sue critiche al Governo. Al contrario all'estero era molto famosa e pur sapendo di rischiare molto sperava che la sua notorietà in qualche modo la tutelasse. Ma anche il rapporto fra una democrazia recente e la libertà di stampa, i rischi di un totalitarismo strisciante che imbrigli l'informazione e il ruolo del giornalista, esposto lì come altrove, a rischi per la propria incolumità, sono stati al centro del dibattito aperto dal presidente dell'Ordine lombardo, Letizia Gonzales e promosso dal Comitato intitolato alla memoria della Politkovskaja. ''Credo che l'Ordine dei giornalisti della Lombardia debba dedicarsi ai grandi temi che investono la nostra professione, senza dimenticare, al di là di Anna i nostri colleghi italiani che per indagare su mafia, camorra e malavita perdono anche loro la vita - ha affermato Gonzales -. La giornalista russa è un simbolo per tutti e proprio per questo non dobbiamo dimenticare anche i nostri colleghi che sono, come Lirio Abate dell'ANSA a cui siamo solidali, perseguitati perché hanno osato approfondire, indagare, testimoniare realtà difficili''. L'attrice Lella Costa ha letto la prefazione, scritta da Adriano Sofri, di 'Proibito parlare', una raccolta di scritti della Politkovskaja. ''L'avevo conosciuta al Festival della letteratura di Mantova - ha spiegato l'artista - e mi aveva colpito la sua consapevolezza di sapere di essere in 'scadenza' e nessuno, questa la cosa grave, prendeva questo rischio sul serio''. La segretaria lombarda della Cgil, Susanna Camusso ha osservato che ''bisogna evitare di banalizzare perchè da un lato c'è la nostra falsa coscienza di occidentali che chiudono gli occhi, quando vogliono, su molte guerre e questioni, dall'altro c'è il dibattito che non si chiuderà mai su cosa vuol dire fare il mestiere del giornalista in situazioni in cui la libertà di stampa è tutt'altro che acquisita''. ''Credo che nel cortocircuito esistenziale in cui ho visto piombare il popolo ceceno - ha sottolineato Francesca Sforza, inviata de 'La Stampa' - qualche sicario di seconda o terza fascia ha ucciso Anna per fare una sorta di favore a Putin. Secondo me la mano è stata cecena e veramente il presidente non ha trovato vantaggio in questa morte perché la collega era per lui inoffensiva visto che quasi nessuno in patria sapeva chi era''.(ANSA)

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