Dopo la pubblicazione dei ‘’Palestine Papers’’, parte AJTU, un sistema analogo a quello di WikiLeaks, che consente di sottoporre materiali riservati – Le ‘’soffiate’’ verranno analizzate e filtrate da un gruppo di giornalisti per la eventuale pubblicazione – L’ azienda assicura che le fonti saranno protette al massimo e che tutti i dati sensibili verranno depurati
La diffusione dei “Palestine papers” (1700 documenti riservati sul conflitto israelo-palestinese pubblicati congiuntamente col Guardian di Londra) non sarà un episodio isolato.
Al-Jazeera ha infatti messo a punto una nuova piattaforma online – AJTU, Al-Jazeera Transparency Unit – che, analogamente a quanto fa WikiLeaks, consente a qualcunque cittadino di sottoporre materiali da diffondere: video, foto, documenti e informazioni riservate, che saranno analizzate e filtrate da un team editoriale per la eventuale pubblicazione.
L’ obbiettivo – riporta Journalismo.co.uk – è ‘’consentire ai sostenitori di Al-Jazeera di dar conto delle attività rilevanti dei governi e delle aziende che altrimenti verrebbero trascurate dai media. Dalle questioni dei diritti umani alla povertà, alla corruzione dei pubblici ufficiali, AJTU valuterà correttamente e seguirà ogni argomento e ogni contento che le verrà presentato, senza preconcetti geografici, politici, culturali o religiosi’’.
I responsabili della piattaforma assicurano che ogni contenuto sarà sottoposto ‘’a una verifica rigorosa’’, all’ insegna della ‘’rigida adesione al nostro impegno di fare un ‘giornalismo approfondito’ ‘’.
I file sono criptati a mano a mano che vengono trasmessi; poi vengono depositati sui server di Al-Jazeera e solo i giornalisti che lavorano per la piattaforma saranno abilitati ad accedervi.
‘’Riconosciamo che, a dispetto delle migliori tecnologie – rileva onestamente Al-Jazeera –, i nostri interlocutori potrebbero correre dei rischi facendoci avere materiali, soprattutto quelli che vivono in paesi in cui rivelazioni di quel genere non sono coperte dalla legge. I nostri giornalisti comunque assicurano che le identità delle fonti saranno protette al massimo e che le rivelazioni saranno purgate di tutte le informazioni sensibili, come i ‘metadata’ che contengono informazioni sulla preparazione dei testi, prima di essere diffuse pubblicamente’’.
(da Lsdi)