di Koloreto Cukali*
'Non obbligateci a fare quello che non potete neanche immaginare!' È questo il messaggio che il primo ministro albanese ha riservato alla stampa nei giorni seguiti al forte sisma che ha colpito il paese il 26 novembre scorso. Un messaggio pervenuto quando il governo aveva già intrapreso una serie di azioni, tra cui l'arresto di una cittadina a causa di uno status pubblicato su Facebook in cui lanciava l'allarme a proposito di un deposito di gas che rischiava di esplodere nel Porto di Durazzo (notizia già uscita su Avvenire.it). La giovane è rimasta agli arresti per tre giorni, fino a quando il tribunale ha disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Intanto, il governo ha oscurato, senza preavviso, una delle pagine più seguite sui social network, JOQ.al, a causa del post di un cittadino che ipotizzava che il numero delle vittime del terremoto fosse diverso da quello indicato dalle autorità governative. L'accusa del governo era di aver 'dipinto negativamente la realtà' mentre lo stesso premier rispondeva ad una giornalista che gli chiedeva delle recenti dimissioni della Sindaca di Durazzo affermando: «Loro [i direttori dell'informazione, n.d.r.] dovrebbero darvi indicazione di trasmettere energie positive, invece di occuparvi di storie secondarie».
Un sito di informazione (Dosja.al) ed una televisione (Fax Tv) sono stati avvisati che i rispettivi caporedattori sarebbero stati arrestati se non avessero ritirato un articolo secondo cui, da un suv posteggiato presso il ministero dell'Interno venivano scaricati diversi pacchi con le donazioni per il terremoto, notizia fondata su una foto scattata da attivisti dell'Alleanza per la Tutela del Teatro Nazionale, insediati proprio davanti alla sede del ministero, ovvero nel piazzale del Teatro Nazionale. L'Alleanza è composta da un gruppo di cittadini che si oppone alle politiche clientelari del premier che, con una legge ad hoc, ha stabilito la demolizione dell'edificio del Teatro (monumento storico tutelato, costruito negli anni '30 dall'architetto Giulio Bertè) allo scopo di costruire sette palazzoni privati in un territorio pubblico. Sprovvisti di mandato, agenti di polizia sono in seguito intervenuti per arrestare la persona che aveva scattato la foto compromettente.
Account o post critici sul governo, pubblicati su Instagram o Facebook, sono stati oscurati ininterrottamente in questi giorni solo a causa di meme o informazioni alternative, non precedentemente sottoposte ai filtri del potere, riguardo alla mala gestione della situazione post sisma. Trolls si accaniscono senza tregua sulle voce critiche presenti nello spazio online.
Ma questo è solo l'epilogo di una situazione che nel Paese è in corso ormai da anni. Da almeno sette anni, infatti, la stampa non ha la possibilità di seguire gli eventi cui partecipa il premier, il sindaco di Tirana e i loro partiti. L'informazione relativa alle loro attività viene predisposta dagli uffici del governo e del Comune, attraverso filmati e servizi effettuati da troupe di professionisti, regolarmente impiegati presso le istituzioni summenzionate. Sono le stesse notizie che circolano anche sulla stampa online: foto, cifre, informazioni mai verificate, che hanno sempre la stessa e unica fonte: il governo o il Comune di Tirana, appunto.
Anche le conferenze stampa sono cadute in disuso da quando il premier Rama è approdato al potere. L'unica fonte di informazione è il canale privato (in streaming) dello stesso primo ministro, che porta il nome di ERTV, e cioè le iniziali del capo del governo. Anche le principali reti televisive del Paese, non di rado, trasmettono solo le informazioni veicolate dal canale privato del premier. Ad una domanda su chi paghi per lo staff, Rama ha risposto che si tratta di volontari, anche se non c'è nessuna trasparenza sull'effettivo numero di tali sedicenti 'volontari' o su mezzi e strumenti utilizzati per un canale che ha una propria edizione informativa e programmi dedicati, oltre ai live degli eventi del premier.
Il Media Ownership Monitor, uno studio di BIRN (Balkan Investigtive Reporting Network), ha rivelato che in Albania, 2 proprietari controllano da soli il 71.7% del mercato mediatico, mentre i 4 principali proprietari arrivano a controllare il 93% del mercato. Nel panorama televisivo albanese, i dati sulla concentrazione dei media indicano che 2 famiglie detengono il 70% del mercato tv, mentre i 4 principali proprietari detengono uno share dell'89.6%. Tutte e 4 le famiglie sono legate al governo attraverso contratti di varia natura, mentre 3 di loro hanno società edili di grandi dimensioni, ottengono contratti pubblici e permessi di costruzione da parte dello Stato.
In questa situazione, l'unico spazio libero rimane quello online, settore che negli ultimi 5 anni ha vissuto un autentico boom, con la nascita di oltre 600 siti di informazione. Una libertà che però rischia di soccombere in seguito alla presentazione di un pacchetto legislativo sui media da parte del premier Rama, che parte dalla premessa della lotta alle fake news, ma il cui obiettivo sembra essere quello di controllare l'informazione in rete. Attraverso la legge in questione, il premier propone di affidare ad un'istituzione che fa capo alla maggioranza, il compito di monitorare l'etica dei media, di verificare le notizie false e di imporre sanzioni fino ad un massimo di 8 mila euro per ogni reclamo degli utenti. Ma la capacità e l'imparzialità di tale istituzione di monitorare l'etica e la veridicità dell'informazione è quantomeno discutibile.
Secondo le bozze di legge, le sanzioni possono arrivare fino ad un esorbitante totale di 800 mila euro, attraverso l'attuazione di un secondo testo legislativo. Nel complesso, il pacchetto di leggi scavalca del tutto i tribunali e prevede che le sanzioni abbiano effetto immediato. I testi sono stati contestati dal capo della Delegazione dell'UE a Tirana, dal Consiglio d'Europa, dalla Presenza Osce e da organizzazioni internazionali e locali, ma nulla di tutto questo sembra fermare il premier Rama, che controlla comunque quasi la totalità dei seggi in Parlamento, il 100% del potere locale, ed ha una grande influenza nel sistema giudiziario, attraverso un'ampia riforma attualmente in corso di implementazione.
Se la legge dovesse passare in aula parlamentare, un effetto domino potrebbe verificarsi anche nelle fragili democrazie dei Balcani, dove il male è troppo facilmente replicabile e moltiplicabile.
Da tempo, il premier albanese si rivolge ai media forte di una retorica che sembra rifarsi a quella del presidente Trump, ma invigorita dall'aggressività balcanica, dove l'equilibrio tra i poteri è ancora fragile. Così come è noto che Rama riserva regolarmente alla stampa termini peggiorativi quali 'pattumiera' o 'palude', e non sono mancati attacchi verbali anche ai singoli giornalisti.
Pertanto, l'espressione 'Non obbligateci a fare quello che non potete neanche immaginare!' in effetti non lascia spazio all'immaginazione. La situazione di emergenza di questi ultimi giorni è stata solo una sorta di prova generale per vedere in azione l'approccio del primo ministro e del suo governo nei confronti della stampa, e il risultato è tutt'altro che ottimistico. Con in mano una legge che gli consente di fare chiudere qualsiasi sito critico attraverso multe da capogiro, il suo potere rischia di diventare assoluto. L'Europa conta già diversi leader autocrati, e non si può permettere il lusso di averne un altro alle sue porte. Soprattutto se quella porta sta proprio di fronte all'Italia.
*Presidente del Consiglio Albanese dei Media