E' stata presentata oggi in Parlamento la proposta di legge sull'abolizione dell'Ordine dei giornalisti che vede come primo firmatario il segretario dei Radicali Daniele Cappezzone, e oggi è partito anche il dibattito della categoria per arrivare ad una proposta con cui anticipare la politica.
Fu la semplice illustrazione del Pdl Capezzone ad aprire in agosto un accesso dibattito tra politica e rappresentati dei giornalisti, sul futuro dell'Ordine. Per non far cadere la provocazione e aprire ''un dibattito serio a cui dovranno seguire iniziative forti, insieme all'Ordine, per avanzare proposte alla politica italiana'', ha spiegato il segretario nazionale Fnsi Paolo Serventi Longhi, sulla questione, oggi si sono messi intorno ad un tavolo il presidente Franco Siddi e il segretario Fnsi, il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Vittorio Roidi e lo stesso Capezzone. A promuovere l'inizitiva Autonomia e Solidarietà, la componente Fnsi a nome della quale oggi ha preso la parola Giovanni Rossi, coordinatore nazionale per chiedere prima di tutto che ''le cose cambino e che in questo cambiamento i giornalisti dicano la loro''. Il punto di partenza, da tutti condiviso oggi, è che ''la legge istitutiva dell'Ordine non sta più in piedi, e sono anni che lo diciamo'', ha spiegato ancora Serventi. A suo avviso però ''vanno fatte proposte serie perché la professione di oggi con quella legge ha in comune solo i principi di saper scrivere bene un articolo e non dare notizie false''. Per il segretario del sindacato è importante arrivare ad una riforma, ''evitando chiusure a riccio'', prima di tutto perché ci si trova in una situazione in cui ''si vuole comprimere la libertà d'informazione. Oggi - ha aggiunto - è quasi impossibile fare informazione giudiziaria senza avere il computer sequestrato dalla magistratura. Quest'estate ci sono stati almeno 10 casi, abbiamo avuto poi la legge sulle intercettazioni che noi non condividiamo, e non si ha invece il coraggio di perseguire seriamente i magistrati che danno le informazioni. Andiamo dal Ministro Mastella perché noi vogliamo continuare a fare i giornalisti''. Ma insieme Serventi, e con lui anche Siddi e Rossi, hanno puntato il dito sull'incapacità dell'Ordine di prendere provvedimenti e in tempi adeguati. ''Non possiamo avere organismi di categoria deputati solo alla difesa di tutti i giornalisti - ha aggiunto il segretario Fnsi - mentre dobbiamo essere severi con chi ha gettato fango sul giornalismo italiano negli scandali degli ultimi tempi''. Su questo, secondo il presidente Fnsi Siddi, ''ci potrebbe essere anche la possibilità di intervenire con un decreto legge, per fare la riforma di articoli come il 49, a proposito degli interventi in caso di violazione della deontologia. Ad esempio per cacciare via subito Renato Farina che andrebbe immediatamente radiato dall'albo. Bisogna poi introdurre il Giurì dell'informazione, sulla linea di quello nato e presto scomparso, del '94. Bisogna avere la possibilità di intervenire, quando ad esempio ci sono violazioni della privacy, anche in tre-quattro giorni''. Tutto questo per lui potrebbe chiamarsi anche ''Pippo, o meglio Consiglio dell'informazione libera e democratica, ma deve esserci per garantire accesso qualificato, segreto delle fonti, autonomia e appunto un Giurì''. ''La proposta di legge che oggi è stata formalmente depositata - ha spiegato da parte sua Daniele Capezzone - ricalca lo schema adottato da tanti e dalla Francia in particolare: sia giornalista chi lo fa effettivamente e per questo merita il tesserino. Non dimentichiamo chi, come Antonio Russo, ha fatto il giornalista senza avere una tessera in tasca''. Il Pdl parte da alcune domande: ''Perché l'Italia è quasi l'unico paese ad avere un Ordine e nonostante questo le classifiche sulla libertà di stampa non la vedono certo in posizioni lusinghiere? Come mai - ha chiesto Capezzone - non c'è la severità che ad esempio c'è in Gran Bretagna nonostante lì l'Ordine non esista? Perché si interviene su Mara Venier o la Ventura ma non si è abbastanza solerti quando si tratta di questioni delicate come calciopoli o le intercettazioni?'' Alle argomentazioni di Capezzone, ma anche a quelle del sindacato, ha risposto Vittorio Roidi a nome dell'Ordine dei giornalisti, ammettendo in primo luogo che ''la legge al momento non consente interventi rapidi di tipo deontologico, e se sospendiamo mister Betulla lui domani può fare ricorso al Tar. Le leggi non le facciamo noi ma abbiamo i cassetti pieni di proposte, abbiamo fatto quello che potevamo fare''. Secondo Roidi bisogna capire ''quali sono gli obiettivi e con che cosa si sostituisce l'esistente''. Non si sostituisce a suo avviso con la proposta di legge di Cappezzone che ''apre ai somari mentre l'accesso alla professione deve essere per quelli che hanno almeno una laurea triennale, perché così dice l'Europa''. Nè per Serventi si sostituisce dando il potere sanzionatorio alle Autorità, come quella della privacy o quella per le garanzie nelle comunicazioni ''che sono scarsamente indipendenti dalla politica''. (ANSA)