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Da sinistra: Giuseppe Soluri, Luciano Regolo, Michele Albanese, Carlo Parisi e Tonino De Pace sul palco dell'Odeon di Reggio Calabria (Foto: giornalistitalia.it)
Anniversario 07 Ott 2016

A Reggio Calabria la proiezione del film su Anna Politkovskaja, Carlo Parisi: «Libertà  di stampa fa rima con dignità »

«Non ci sono privilegi, né sconti: essere giornalisti non vuol dire avere una tessera in tasca. Essere giornalisti significa fare questo lavoro con dignità ». Così il segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ai colleghi riuniti al Cineteatro Odeon di Reggio Calabria per assistere alla proiezione del film "211: Anna".

«Non ci sono privilegi, né sconti: essere giornalisti non vuol dire avere una tessera in tasca. Essere giornalisti significa fare questo lavoro con dignità». Così il segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana e segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ai colleghi riuniti al Cineteatro Odeon di Reggio Calabria per assistere alla proiezione del film "211: Anna" su Anna Politkovskaja.

Alla proiezione, organizzata su impulso del Circolo del Cinema Cesare Zavattini, presieduto da Tonino De Pace, coadiuvato dalle giornaliste Paola Abenavoli e Anna Foti, è seguito un dibattito sul tema della libertà di stampa, in Italia, in Russia e nel mondo.

«Abbiamo bisogno – ha incalzato Parisi – di giornalisti veri, preparati, che svolgano il proprio lavoro con serietà, soprattutto quando e laddove fare il giornalista significa rischiare addirittura la vita. E questo non accade solo in Russia, come il bellissimo film documentario sulla Politkovskaja ci ha ricordato, ma anche in Italia. Anche in Calabria».

All’incontro era presente anche il giornalista Michele Albanese, delegato della Federazione nazionale della stampa italiana per i progetti di educazione alla legalità. «Michele – ha ricordato il segretario generale aggiunto della Fnsi – vive sotto scorta perché ha avuto coraggio. Di denunciare la piaga che rovina la Calabria, al pari di altre regioni d'Italia, senza chinare la testa o girarsi dall'altra parte. Ed io ringrazio Michele Albanese perché con la sua testimonianza, si fa simbolo dell'informazione pulita e coraggiosa. Quell'informazione di cui tutti hanno bisogno, specie a certe latitudini, per contrastare quell'omertà che Anna Politkovskaja ha combattuto al punto da rimetterci la vita».

Ma libertà di stampa deve sempre fare rima con dignità. E per questo Parisi ha ribadito «l'importanza di non lavorare gratis: chi lo fa dev'essere consapevole che agisce contro se stesso ancor prima che contro l'intera categoria, fornendo l'alibi ai pirati dell'editoria, che non avranno alcuno scrupolo nel cacciarli, una volta spremutane l'energia. Studiate, preparatevi e lavorate con la dignità morale e professionale che competono ad un giornalista degno di tale nome. Altrimenti – ha detto ai colleghi – sarete sempre e soltanto servi sciocchi dei potenti di turno».

Ad insistere sul concetto, esempio alla mano, è stato lo stesso Michele Albanese: «Sono sempre stato convinto che un giornalista abbia il dovere morale di informare i cittadini, rimanendo fedele ad un solo principio, imprescindibile: la verità».

Secondo il consigliere nazionale della Fnsi, inoltre, «noi giornalisti siamo custodi della libertà, e non solo quella di stampa. E, in nome della libertà, dobbiamo essere credibili, dobbiamo avere il coraggio di scrivere, di raccontare, di denunciare, pur nel più alto rispetto. Perché è di libertà che abbiamo bisogno, noi giornalisti e, guardando oltre, tutti i cittadini, soprattutto in questa mia terra bellissima e martoriata. Per questo chiedo a tutti un pizzico di responsabilità in più, un pizzico di coraggio e di impegno, in un Paese, in una regione, in una città che ha bisogno di libertà».

Di responsabilità e di coraggio ne ha avuto più di un pizzico Luciano Regolo, ex direttore de L'Ora della Calabria, protagonista, suo malgrado, della vicenda passata alla cronaca come "Oragate". «Non avevo mai lavorato in Calabria – ha esordito Regolo, nato a Catanzaro ma affermatosi professionalmente a Milano – e quando sono venuto a dirigere l'Ora, ho provato e trovato un grande entusiasmo, ma anche tante difficoltà. Che si sono palesate, in tutta la loro gravità, all'indomani della famigerata telefonata che portò alla chiusura del giornale. Difficoltà che facevano, purtroppo, rima con omertà. E quel che mi ha messo addosso una grande tristezza è stato il constatare che a tacere, a non scrivere, a non mandare in onda sono stati i colleghi. In una situazione di inaudita gravità, come quella di cui siamo stati vittime io e quei pochi ragazzi coraggiosi che con me hanno combattuto e occupato il giornale, un caso che ha valicato persino i confini del Paese, c'è stato persino chi ha detto che la mia era una battaglia personale».

Sulla forza e sul coraggio di chi svolge questo mestiere si è soffermato, infine, il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. «Un giornalista che non sia corretto, onesto e coraggioso - ha sottolineato - non è un giornalista. È un'altra cosa».

PER APPROFONDIRE

10 anni senza la giornalista Anna Politkovskaja
di Nadezda Azhgikhina
Vicepresidente della Efj e segretaria del sindacato dei giornalisti russi.

Anna Politkovskaja, il prezzo di essere giornalisti
di Carlo Parisi
Segretario Generale aggiunto Federazione Nazionale Stampa Italiana.

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