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Fnsi 04 Mar 2013

640 esuberi in Italia del Gruppo editoriale Rcs "Frutto di scelte internazionali sbagliate e pochi investimenti"

“Si è svolto al Circolo della stampa di Milano un incontro fra la Segreteria della Federazione nazionale della stampa e i comitati di redazione e i fiduciari delle testate del gruppo Rcs. Lo scopo era delineare le strategie sindacali dopo la presentazione, l’11 febbraio, del piano di ristrutturazione del gruppo, che prevede l’esubero di 640 dipendenti in Italia (di cui, secondo notizie ufficiose, circa 200 giornalisti), la vendita o chiusura di dieci testate periodiche, l’alienazione del palazzo di via Solferino, storica sede del Corriere della Sera, e una serie di altri risparmi con decurtazioni pesanti dei costi del lavoro.

“Si è svolto al Circolo della stampa di Milano un incontro fra la Segreteria della Federazione nazionale della stampa e i comitati di redazione e i fiduciari delle testate del gruppo Rcs. Lo scopo era delineare le strategie sindacali dopo la presentazione, l’11 febbraio, del piano di ristrutturazione del gruppo, che prevede l’esubero di 640 dipendenti in Italia (di cui, secondo notizie ufficiose, circa 200 giornalisti), la vendita o chiusura di dieci testate periodiche, l’alienazione del palazzo di via Solferino, storica sede del Corriere della Sera, e una serie di altri risparmi con decurtazioni pesanti dei costi del lavoro.

Il segretario Fnsi Franco Siddi e gli altri membri della segreteria e i rappresentanti sindacali dei quotidiani e dei periodici Rcs hanno convenuto sui seguenti punti:

1) la difficile situazione economica dell’azienda Rcs è dovuta alla crisi mondiale del settore, ma in primo luogo a scelte sbagliate del management, come l’acquisto a prezzi fuori mercato dell’azienda spagnola Recoletos, nell’anno 2007, causa principale dell’attuale elevato indebitamento.

2) Il piano di tagli radicali è tutto concentrato sugli aspetti finanziari del problema e appare rivolto a trovare consenso presso banche e mercati piuttosto che allo sviluppo dell’azienda.

3) in questi anni l’azienda non ha investito sul futuro, non si è preoccupata di trasformare la più grande azienda editoriale del Paese alla luce delle possibilità offerte dai nuovi mezzi digitali. Emblematiche le
storie di quattro iniziative di prodotti informativi per iPad avviate al Corriere della Sera, a "Max", a "Bravacasa" e ad “A” sono state chiuse dopo poco tempo, l’una per gli scadenti risultati, le altre inopinatamente.
I cdr, in rappresentanza dell’intero corpo giornalistico Rcs, sono disponibili a trattare con l’azienda un piano di rilancio, che preveda risparmi, tagli agli sprechi e soprattutto l’inserimento pieno nell’informazione digitale, che dovrà affiancare e integrare quella su carta. Chiedono dunque, prima di avviare trattative con l’azienda, la presentazione di un piano industriale ed editoriale, con l'indicazione preliminare e chiara della ricapitalizzazione a carico degli azionisti, che negli anni si sono distribuiti lauti dividendi, e delle condizioni di rinegoziazione del debito.

Chiedono di non proseguire sul fronte delle dismissioni e ritengono non discutibile un progetto che voglia soltanto stravolgere l’assetto delle testate e distruggere patrimoni accumulati negli anni. I cdr Rcs avvieranno iniziative comuni con il sostegno della Fnsi.

Federazione Nazionale Stampa Italiana
Cdr Corriere della Sera
Cdr Gazzetta dello Sport
Cdr periodici Rcs”

AUTONOMIA E SOLIDARIETÀ: RCS SI FERMI!

L'amministratore delegato di RCS Mediagroup Pietro Scott Jovane ha illustrato in varie sedi nelle scorse settimane un piano industriale devastante per l'occupazione in cui si prospetta tra l'altro il taglio di ottocento posti di lavoro tra i dipendenti, cui si aggiungerà una falcidia tra i collaboratori.
A una prima lettura sembrerebbe l'inasprimento di una tendenza manifestatasi negli ultimi anni, gli anni della crisi dell'editoria, che ha portato a chiusure di aziende, chiusure di giornali, riduzioni di organici e riorganizzazioni malamente orientate verso un confuso modello multimediale.
Una linea sulla quale abbiamo già visto all'opera anche la stessa RCS che due anni fa ha raggiunto accordi sindacali per decine di prepensionamenti tra Corriere, Gazzetta e periodici.
Tuttavia la realtà non è questa. Jovane prospetta un intervento che ha esclusivamente natura finanziaria. RCS si è indebitata in misura raccapricciante grazie a operazioni insensate come l'acquisto di Recoletos, costato mille e cento milioni di euro in base a sopravvalutazioni incomprensibili e rivelatosi un flop colossale. Ora deve rinegoziare il debito con le banche, le banche chiedono la ricapitalizzazione e i soci sono disposti a ricapitalizzare, poco, solo a fronte della garanzia di dividendi.
È chiaro a chiunque che per ottenere dividendi ci sono due strade: investire in sviluppo e nuovi prodotti puntando a un aumento dei ricavi o tagliare i costi, e quindi cosa sceglie l'AD di RCS? Ovviamente i tagli.
Se poi le banche dovessero dire che quattrocento milioni di ricapitalizzazione non bastano, come qualcuno ha già detto, cosa farà Jovane per garantire i dividendi? Raddoppierà i tagli?
Questa finanza che gioca le sue partite sulla pelle di donne e uomini, giornalisti e impiegati, italiani e spagnoli, buttandoli in mezzo a una strada pur di far girare la fabbrica dei soldi a proprio esclusivo vantaggio, tra bonus e emolumenti stratosferici, sta dimostrando in RCS la sua faccia più brutale e inaccettabile.
L'editoria italiana non ha bisogno di questi manager, di questi progetti, di questa filosofia.
Fingere di vendere dieci testate a qualcuno che ha solo la missione di chiuderle, facendo il lavoro sporco di chi siede nel salotto buono e non può rovinarsi la reputazione è un altro espediente che troppe volte abbiamo visto, ma che ormai risulta scoperto fin dal primo annuncio.
Blandire i colleghi del corriere dicendo che forse possono restare in via Solferino se accettano di tagliare qualche testa in più è un'altra mossa classica di chi in realtà considera l'informazione come un mezzo, o un giocattolo, con cui trastullarsi tra un Cda e l'altro.
La vecchia sporca mossa di chi divide la controparte, da una parte chi merita il dialogo, dall'altra i sommersi comunque.
RCS si fermi! Da un'impresa editrice di questa importanza esigiamo impegno, investimenti, sviluppo, idee, innovazione.
Se l'editoria italiana si dovesse avviare lungo la strada indicata da Pietro Scott Jovane sarebbe la strada del suicidio, imboccata in nome dei dividendi contro i valori dell'informazione e del lavoro. 4 MARZO 2013

RCS: CDR PERIODICI, CESSIONE TESTATE VIOLA ACCORDI 2012

 (ANSA) - MILANO, 5 MAR - Il comitato di redazione dei Periodici Rcs afferma che l'azienda viola gli accordi firmati a gennaio 2012 sullo stato di crisi della divisione, e validi fino al febbraio 2014. In quelle intese, ha scritto il Cdr alla societa', Rcs si impegnava a ''sviluppare un piano di riorganizzazione alternativo alle dismissioni'' rinunciando comunque ad ''azioni unilaterali''. Secondo il Cdr dunque la decisione unilaterale di procedere alla dismissione o chiusura di dieci testate periodiche, comunicata unilateralmente da Rcs l'11 febbraio, e' ''antisindacale'' perche' in violazione degli accordi sottoscritti. La cessione di una testata, si sostiene poi, potrebbe essere impugnata dai giornalisti per averne una dichiarazione di nullita'.(ANSA) - MILANO, 5 MARZO 2013

 

PROVASOLI, LAVORIAMO CON IMPEGNO, OBIETTIVO E' RILANCIO =

"Stiamo lavorando tutti con molta intensita' e con molto impegno da tutte le parti": a dirlo il presidente di Rcs mediagroup, Angelo Provasoli, interpellato in merito alle dure reazioni delle rappresentanze sindacali dei giornalisti del gruppo al piano di esuberi e cessioni annunciato dall'amministratore delegato, Pietro Scott Jovane. "L'obiettivo e' il rilancio", ha aggiunto a margine di un incontro. Nessun commento, invece, del presidente di Rcs sul futuro della sede storica del 'Corriere della sera' in via Solferino a Milano, della quale i manager hanno annunciato la vendita. (AGI) 6 MARZO 2013

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