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Internazionale 04 Apr 2008

Zimbabwe, inquisiti 2 giornalisti occidentali arrestati il 3 aprile

Sono stati posti formalmente sotto accusa, e iscritti nel registro degli indagati per violazione delle leggi sui mass media, i due giornalisti occidentali arrestati ieri ad Harare, capitale dello Zimbabwe: lo ha annunciato un portavoce della polizia nazionale, Wayne Bvudzijena, secondo cui "entrambi sono accusati di aver esercitato la loro professione senza essere regolarmente accreditati".

Sono stati posti formalmente sotto accusa, e iscritti nel registro degli indagati per violazione delle leggi sui mass media, i due giornalisti occidentali arrestati ieri ad Harare, capitale dello Zimbabwe: lo ha annunciato un portavoce della polizia nazionale, Wayne Bvudzijena, secondo cui "entrambi sono accusati di aver esercitato la loro professione senza essere regolarmente accreditati".

Si tratta di Barry Bearak, 58 anni, corrispondente del quotidiano 'The New York Times', premio Pulitzer 2002; e del 45enne Steven Bevan, un free-lance britannico. Con loro sono state portate via dagli agenti altre due persone, la cui identità non è chiara; l'albergo dove è avvenuta la retata delle forze dell'ordine, lo 'York Lodge', è peraltro molto frequentato anche dai comuni turisti. Le regole in materia vigenti nel Paese africano sono estremamente severe, e proprio in applicazione di tale normativa il governo, dominato dal partito del presidente in carica Robert Mugabe, aveva rifiutato l'ingresso (dal costo dell'equivalente di 2.000 dollari a persona) a centinaia di inviati stranieri, interessati a seguire l'andamento delle elezioni politiche e presidenziali di sabato scorso; l'esito di queste ultime è ancora avvolto nel mistero, mentre alla camera bassa Mugabe ha già perso la maggioranza per la prima volta in 28 anni ininterrotti al potere. Bvudzijena ha precisato che gli altri due arrestati saranno invece "rilasciati subito dopo essere stati interrogati". Già nel 2005, sempre in occasione delle elezioni, le autorità dello Zimbabwe fecero mettere in prigione due giornalisti britannici, liberati soltanto diversi giorni più tardi, previo pagamento di una forte multa. Ieri i poliziotti avevano fatto irruzione anche in un secondo hotel della capitale, il 'Meikles', ma non avevano portato via nessuno. (AGI) USA "TURBATI" DA ARRESTI GIORNALISTI Il governo degli Stati Uniti si è detto "turbato" per le notizie relative agli arresti in corso nello Zimbabwe, e in particolare a quelli di due giornalisti occidentali, un americano e un britannico, dei quali la polizia locale ha annunciato oggi la formale messa sotto accusa e l'iscrizione nel registro degli indagati per violazione delle leggi sui mass media. "Siamo preoccupati per quanto stiamo venendo a sapere che accade nello Zimbabwe", ha dichiarato Gordon Johndroe, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, a margine dei lavori del vertice della Nato in Romania. "Ai giornalisti e al personale delle organizzazioni non governative deve essere consentito svolgere il proprio lavoro. Il popolo dello Zimbabwe", ha proseguito il portavoce Usa, "ha bisogno di una soluzione rapida all'attuale situazione elettorale, e la sua volontà va rispettata". A quasi sei giorni dalle presidenziali di sabato scorso, le autorità non hanno ancora divulgato i risultati ufficiali. L'ipotesi più verosimile è che il presidente uscente Robert Mugabe, al potere da 28 anni di fila, sia stato sconfitto dal leader dell'opposizione, Morgan Tsvangirai, o comunque che sia costretto ad andare al ballottaggio contro quest'ultimo. Mugabe ha già perso per la prima volta la maggioranza dei seggi alla camera bassa del Parlamento di Harare. (AGI)

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