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Componenti Fnsi 24 Ott 2007

XXV Congresso Fnsi, il programma di Autonomia e Solidarietà e Giornalisti Uniti (Roma): “Dignità, professione e contratti. Le battaglie da continuare nell’unità”

Il Sindacato dei giornalisti ha il difficile compito, nell’attuale fase storica, di affermare con la massima forza la dignità ed il ruolo sociale del nostro mestiere. Per questo il 25° congresso della Fnsi ed il 6° congresso dell’Asr devono indicare una linea strategica che riproponga al Paese ed alle istituzioni il grande tema della libertà dell’informazione come fondamentale diritto umano.

Il Sindacato dei giornalisti ha il difficile compito, nell’attuale fase storica, di affermare con la massima forza la dignità ed il ruolo sociale del nostro mestiere. Per questo il 25° congresso della Fnsi ed il 6° congresso dell’Asr devono indicare una linea strategica che riproponga al Paese ed alle istituzioni il grande tema della libertà dell’informazione come fondamentale diritto umano.

Il Sindacato ha posto negli ultimi anni questo tema con importanti battaglie politiche e sociali per riformare leggi di settore inadeguate se non liberticide, ma anche con la determinazione nel difendere e sviluppare i contratti, il salario e le conquiste normative per le giornaliste e i giornalisti dipendenti, per gli autonomi e i precari. Il diritto di fare i giornalisti. Siamo chiamati a contrastare i continui attacchi all’autonomia dell’informazione e al nostro diritto-dovere di raccontare la realtà. Dal disegno di legge sulle intercettazioni votato dalla Camera, ad alcune decisioni della magistratura, all’azione impropria di Commissioni parlamentari: sono troppi i segni che indicano il fastidio verso il giornalismo da parte di settori consistenti della politica e delle istituzioni. Da una legislatura all’altra, continua ad esserci un clima di ostilità all’informazione che richiede risposte nette. In alcune regioni, ed anche nel Lazio, i giornalisti sono intimiditi, minacciati e talvolta perdono la vita, come è accaduto a cronisti e inviati di tante testate. Il contratto. Dell’attacco alla nostra autonomia è componente fondamentale la Fieg, con la sua scelta pregiudiziale di rifiutare ogni trattativa per il rinnovo del contratto, scaduto da quasi mille giorni, e rigettare persino gli appelli del Presidente della Repubblica. I prossimi Congressi della Fnsi e dell’Asr hanno il compito di rilanciare la battaglia per il contratto nazionale, indispensabile collante di tutela economica e normativa. Abbiamo saputo difenderlo contro ipotesi di smantellamento e senza abbandonare al loro destino le aree meno forti della professione. Ora si tratterà di definire gli opportuni aggiornamenti della piattaforma, ma gli editori non hanno da attendersi arretramenti o abiure. I contratti. La difesa di tutti i “giornalismi”, scelta convinta e irreversibile fatta da anni dal nostro Sindacato, passa anche attraverso la definizione di accordi a tutela di zone di importanza crescente: un nuovo profilo professionale per i giornalisti degli uffici stampa (la vicenda Inps segnala come vengano ancora calpestati diritti basilari) e un adeguato rinnovo del contratto Aeranti-Corallo. A difesa dell’Inpgi. Rimane essenziale rafforzare la mobilitazione dei giornalisti, sostenuta dalla Fnsi e dalla Asr con grande determinazione negli ultimi difficili anni, per salvaguardare l’autonomia e la buona salute del nostro istituto di previdenza, sul quale gli editori stanno scaricando con frequenza sempre maggiore piani di ristrutturazione e stati di crisi. Precariato e lavoro autonomo. Fra i risultati più importanti conseguiti dalla Fnsi c’è il recente accordo con il governo, che rafforza significativamente le tutele previdenziali per il lavoro giornalistico autonomo. E’ la traduzione concreta dell’impegno a difesa di tutti i “giornalismi”, e il conseguimento di alcuni degli obiettivi contenuti nella piattaforma contrattuale. L’accordo segna anche un passo avanti nella lotta al precariato, perché punta a far emergere il lavoro dei tanti redattori di fatto che oggi viene artificiosamente dissimulato in varie forme contrattuali, e a dar loro un’occupazione stabile. E’ questa la strada sulla quale il Sindacato deve continuare a camminare. Preoccupano però l’assenza di regole certe contro le elusioni contributive nel caso di collaborazioni con cessione di diritto d’autore, e l’allungamento dei contratti a termine a 36 mesi rinnovabili una volta, secondo quanto previsto dal patto generale sul Welfare. Le riforme che non ci sono: l’accesso. I numeri rendono evidente che la situazione non regge più. E’ indispensabile una radicale revisione dei meccanismi di ingresso nella professione. Noi continuiamo a credere che servano giornalisti di formazione qualificata (le Scuole riconosciute dall’Ordine hanno assolto ed assolvono ad una funzione molto importante: ora, dopo la fase della loro espansione, è importante concentrarsi su un ulteriore innalzamento degli standard qualitativi). Si deve diventare giornalisti attraverso un percorso chiaro e unico, sottratto alle decisioni degli editori, prevedendo al tempo stesso un periodo di alcuni anni in cui regolarizzare le situazioni di fatto. Qui la politica è chiamata ad una delle tante risposte che la categoria aspetta da anni. La riforma della legge istitutiva dell’Ordine serve anche a rendere possibile un esercizio più tempestivo della funzione di controllo deontologico. Sono questi gli interventi legislativi che ci attendiamo, non le leggi-bavaglio. Le riforme che non ci sono: l’editoria. Sul terreno delle riforme promesse il governo in carica è pesantemente deficitario. Il disegno di legge sull’editoria è assai lontano dalle prospettive che lo stesso esecutivo aveva indicato nel questionario che ha preceduto il varo del testo. Tutto il settore sta finendo sotto la scure di tagli indiscriminati, che penalizzano in particolar modo i settori più deboli, compreso il giornalismo di opinione. E’ un presunto rigore privo di equità, perché non incide per nulla su meccanismi di erogazione delle provvidenze che continuano a non distinguere fra giornali veri ed operazioni editoriali fatte apposta per spillare soldi pubblici. Ed è stato accantonato ogni proposito di dare regole di trasparenza alle proprietà (il tema dello “statuto d’impresa”, oggi più che mai attuale di fronte agli intrecci fra editoria e finanza). Le riforme che non ci sono: l’emittenza. Anche il riordino del settore radiotelevisivo segna il passo. Rimane indispensabile un efficace intervento antitrust, che corregga il pesante squilibrio ai danni della carta stampata nella ripartizione delle risorse pubblicitarie e colga l’occasione del passaggio al digitale per aprire il mercato a nuovi soggetti. In questo quadro è necessaria una profonda riforma del servizio pubblico e dei criteri di nomina dei suoi vertici: il Sindacato continua a chiedere una Rai sottratta al controllo dei partiti e del governo, qualunque sia il colore del governo. Il Sindacato di servizio. Interloquire con la politica e le istituzioni è necessario. Ma è altrettanto indispensabile che il Sindacato consolidi ed espanda la quotidiana, capillare attività al servizio delle redazioni e dei freelance. Nell’Associazione Stampa Romana questi anni sono stati caratterizzati da un intenso lavoro di “sportello”, che ha permesso di incontrare nuovi colleghi e di fornire risposte concrete e specifiche. L’assistenza al singolo giornalista deve rimanere nostro tratto caratterizzante. Il Sindacato nei grandi gruppi. E’ diffusa e crescente la difficoltà di fare sindacato all’interno delle grandi realtà editoriali. La Fnsi e l’Asr che usciranno dai prossimi congressi sono chiamate a dedicare particolare attenzione a questo problema, anche individuando formule organizzative che valorizzino il ruolo di strutture sindacali rappresentative riconosciute dalle aziende ed efficaci. Pari opportunità. Più donne nel Sindacato, ad ogni livello, anche per rappresentare in modo più fedele i cambiamenti nella composizione delle redazioni. Forte della gestione al femminile dell’Associazione, la nostra componente - donne e uomini insieme, non solo le donne presenti in lista - chiede che gli organismi che usciranno dal voto sappiano valorizzare la differenza di genere. Giornalisti che guardano fuori. Il Sindacato che vogliamo deve avere fra i suoi obiettivi anche quello di rappresentare un giornalismo che si apre ai rapporti con la società civile, a cominciare da quei segmenti spesso ignorati dal sistema dell’informazione. L’unità della categoria. Gli imminenti congressi devono costituire un momento di rafforzamento dell’unità del Sindacato: lo richiedono tanto la vertenza contrattuale, dura come mai è stata in precedenza, quanto il confronto con le istituzioni e la politica, prevalentemente ostili alle nostre istanze di autonomia e di riforma. Con questi obiettivi, “Autonomia e solidarietà e Giornalisti Uniti” guarda fuori di sé e si predispone al dialogo - trasparente, aperto, non “sottobanco” - con tutti. Autonomia e Solidarietà e Giornalisti Uniti Roma, ottobre 2007

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