“Ritengo che questa legge che si propone di riformare il regime processuale delle intercettazioni possa veramente trasformarsi in un disarmo unilaterale dello Stato nei confronti della criminalità e possa avere delle ricadute anche di carattere macroeconomico”. A parlare è Roberto Scarpinato, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta intervistato dal coordinamento 1° luglio, costituito in occasione della manifestazione contro il bavaglio all’informazione, su iniziativa di Articolo 21, Associazione 5/12, Lettera 22 e Reporter Senza Rete.
“In un paese come l’Italia, dove secondo la Corte dei Conti, la corruzione raggiunge un fatturato di sessanta miliardi di euro l’anno, in un paese in cui la corruzione è protetta da un muro invalicabile di omertà collettiva, dove i testi non parlano, dove le carte sono a posto, le intercettazioni fino ad ora sono state l’unico strumento per rendere visibile la inarrestabile macchina della corruzione”. Prosegue Scarpinato: “Con la nuova legge di riforma questo sarà molto difficile perché con le intercettazioni che durano soltanto settantacinque giorni e con tutte le difficoltà processuali che ci saranno, veramente verremo privati di uno strumento importante. Per il Procuratore Generale “al di là delle ricadute per quanto riguarda il diritto dei cittadini di essere informati, questa legge è un vero e proprio disastro civico nazionale che mette un velo di invisibilità sulla macchina del potere e sui suoi misfatti e sulla criminalità mafiosa”. Intervista integrale sui siti delle associazioni http://www.articolo21.org/, http://www.reportersenzarete.org/, http://www.lettera22.it/