Il Coordinamento dei Cdr della Rai ha espresso in un documento tutte le perplessità legate al disegno di legge in discussione in parlamento. “La Rai ha bisogno urgente di una riforma radicale. Una rivoluzione. Il ddl invece – scrivono i Cdr - si limita a piccoli ritocchi che non risolvono i problemi anzi rischiano di aggravarli”. Il testo integrale del documento.
Il disegno di legge di riforma della Rai in discussione in
parlamento non piace al sindacato dei giornalisti. Lo hanno più volte ribadito
il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, e il segretario dell’Usigrai,
Vittorio Di Trapani. Ora anche il Coordinamento dei Cdr delle testate giornalistiche
Rai ribadisce le forti perplessità che suscita il ddl, mettendo i dubbi nero su
bianco nel documento, approvato al termine dell’assemblea del 5 ottobre, che
riproponiamo di seguito.
I Cdr chiedono di liberare la Rai dal controllo dei partiti, di restituire
autonomia e indipendenza al Servizio Pubblico, di affrontare in maniera chiara
e definitiva il nodo della risorse ed esortano il parlamento ad una discussione
aperta e allargata a settori sempre più ampi della società.
Chiedono una rivoluzione che parta dal prodotto, dalla tutela delle identità
delle testate e delle storie professionali e confermano la disponibilità a fare
la propria parte per l’innovazione e le riforme.
Ecco di seguito il testo integrale del documento approvato all’unanimità (con
una astensione) dall’assemblea.
Documento approvato dall'assemblea dei Comitati di redazione
della Rai il 5 ottobre 2015
La Rai ha bisogno urgente di una riforma radicale. Una rivoluzione.
Il disegno di legge in parlamento invece
si limita a piccoli ritocchi che non risolvono i problemi anzi rischiano di aggravarli.
L'obiettivo deve essere restituire autonomia e indipendenza al Servizio
Pubblico: liberandolo dal controllo dei
partiti e dei governi, urgenza rafforzata anche dagli ultimi attacchi all'informazione
Rai.
Indispensabili per una vera libertà sono
anche risorse certe e di lunga durata. Siamo favorevoli a uno strumento nuovo
di finanziamento fondato sul ‘pagare meno, ma pagare tutti’. Fondamentale però
che la Rai abbia risorse sufficienti a svolgere al meglio la propria missione,
mantenendo invariato il proprio perimetro, rilanciare la propria leadership,
rispondere alle nuove esigenze del pubblico.
Al parlamento chiediamo una discussione aperta che coinvolga settori sempre più
ampi della società sulla missione e il senso del Servizio pubblico.
L'attuale assetto non regge più. In questa ottica intendiamo confrontarci con il vertice aziendale, forti di una
posizione del sindacato e della redazioni che chiedono un cambiamento radicale,
con un progetto di riforma a cui i colleghi hanno detto si con ampissima
maggioranza attraverso un referendum.
Un progetto di riforma del sistema dell'informazione Rai. Tutta l'informazione,
compresi gli spazi di approfondimento affidati alle reti, che devono tornare
sotto la titolarità delle testate.
Per questo, ribadiamo che non accetteremo soluzioni calate dall'alto, e che il
necessario cambiamento passi attraverso un confronto sindacale aperto e
serrato.
La nuova Rai deve ripartire dal prodotto, dal racconto, dalla tutela delle
identità delle testate, delle storie professionali, assicurando mezzi e risorse
adeguati.
Il web e la crossmedialità sono una formidabile occasione di sviluppo, ma
servono idee nuove, serve formazione, servono investimenti.
Le redazioni, i comitati di redazione
della Rai, l'Usigrai sono pronti a fare la propria parte, confermando la
propria linea di innovazione e riforme.