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Internazionale 25 Gen 2007

Usa, i giornalisti del Los Angeles Times vanno a scuola di internet

In un’industria editoriale che ormai da tempo accusa un netto declino, i quotidiani americani sono alla ricerca di soluzioni che permettano loro di conservare i bilanci in attivo.

In un’industria editoriale che ormai da tempo accusa un netto declino, i quotidiani americani sono alla ricerca di soluzioni che permettano loro di conservare i bilanci in attivo.

Inevitabilmente, con la carta stampata in crisi, il principale terreno di battaglia fra le testate è diventato il web: un terreno dove chi si ferma, anche solo per un attimo, è perduto. E’ per questo che il direttore del Los Angeles Times, James E. O’Shea, ha deciso di mandare tutti i 940 giornalisti della redazione a “scuola di internet”, in modo che ognuno di loro possa diventare autonomo nell’inserimento di articoli e fotografie su latimes.com, il sito web del quotidiano californiano. Contemporaneamente, O’Shea ha creato anche la figura di “direttore per l’innovazione”, nel tentativo di riguadagnare il terreno perduto dalla sua testata nel confronto on-line con la concorrenza. In un discorso indirizzato a tutti i dipendenti, il direttore ha esortato i giornalisti ad abbandonare quella che ha definito una “mentalità da bunker” e a non nascondersi dietro gli alti profitti del quotidiano (si calcola che nel 2006 il Los Angeles Times abbia chiuso con un attivo di 240 milioni di dollari) per evitare di confrontarsi con i nuovi media: “Se continuiamo di questo passo – ha detto O’Shea – presto le centinaia di milioni diventeranno decine, e poi spariranno del tutto”. La “rivoluzione internettiana” di O’Shea è giunta in seguito a un rapporto che un comitato interno appositamente creato ha presentato nelle scorse settimane: secondo gli esperti il sito internet del giornale era “paurosamente indietro” rispetto a quello delle altre grandi testate statunitensi, anche perché solamente 18 persone lavorano nella redazione on-line, contro le 50 del New York Times e le 200 del Washington Post. Il comitato ha sottolineato che raramente il sito latimes.com è il primo a pubblicare le notizie, col risultato che nei motori di ricerca dedicati il link al sito del quotidiano è sempre nelle posizioni di coda. Il rapporto ha sottolineato ad esempio che quando il distretto scolastico di Los Angeles ha nominato un nuovo sovrintendente, su Google e Yahoo è apparso l’articolo scritto dall’Ap: “Il nostro pezzo – hanno osservato gli esperti – era molto più dettagliato, ma l’Ap è stata più veloce”. (9Colonne)

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