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Appuntamenti 17 Dic 2015

Trieste, domani la consegna dei premi del San Giusto d’oro 2015

La sala del consiglio comunale di Trieste ospita domani la cerimonia di consegna dei premi del San Giusto d’oro 2015, i riconoscimenti attribuiti ogni anno dai giornalisti triestini dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia e del Gruppo Giuliano Cronisti. A ricevere il premio saranno don Mario Vatta, il "prete degli ultimi", e il ristoratore Mario Suban. Presente anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.

La sala del consiglio comunale di Trieste ospita domani la cerimonia di consegna dei premi del San Giusto d’oro 2015, i riconoscimenti attribuiti ogni anno dai giornalisti triestini dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia e del Gruppo Giuliano Cronisti. A ricevere il premio saranno don Mario Vatta, il "prete degli ultimi", e il ristoratore Mario Suban. Presente anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.

Domani alle 12, nella sala del consiglio comunale di Trieste, verranno consegnati i premi del  San Giusto d'oro 2015. I giornalisti triestini dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia e del Gruppo Giuliano Cronisti hanno deciso quest'anno di premiare don Mario Vatta, il "prete degli ultimi".  “Nell’anno dei profughi e dei morti in mare, di Papa Francesco e del suo monito a illuminare le periferie – ha detto Carlo Muscatello, presidente del sindacato regionale -, i giornalisti triestini hanno voluto premiare, con don Vatta, un uomo che ha speso tutta la sua vita per aiutare gli ultimi, i meno fortunati, le donne e gli uomini che la nostra città ha lasciato e lascia troppo spesso ai margini. Un premio insomma al “prete degli ultimi”, che meglio e più di tanti altri impersona il volto aperto, generoso e solidale di Trieste”.
Nato nel 1937, sacerdote dal 1963, don Mario Vatta è il fondatore della Comunità di San Martino al Campo, organizzazione che da 45 anni opera a Trieste in stretta collaborazione con le istituzioni e in rete con simili realtà italiane per garantire accoglienza a chi fa più fatica: persone vittime dell’alcol, della droga, reduci dal carcere, ostaggio della solitudine, che non ce la fanno a stare al passo e hanno bisogno di assistenza, di una casa, di cure, ma soprattutto di qualcuno che condivida le loro vite in salita. E la vita di questo “prete degli ultimi”, che un biografo potrebbe descrivere elencando premi, incarichi e inaugurazioni di nuovi centri d’accoglienza, è di fatto una galleria di volti, incontri, confronti, che hanno contribuito a costruire il volto solidale della nostra città. Ruolo riconosciutogli anche ufficialmente dal Comune di Trieste, che nel 2007 lo ha insignito della Civica Benemerenza, ma soprattutto dalla stima e dalla fiducia che i triestini hanno nei confronti di San Martino al Campo e del suo fondatore. Come ha scritto un lettore del Piccolo alla rubrica Segnalazioni qualche anno fa, ci sono tre cose che a Trieste non si possono toccare: le donne, l’esodo e don Mario Vatta.
Nel corso della cerimonia, alla quale parteciperà anche il sindaco Roberto Cosolini, verrà consegnata una targa speciale al ristoratore Mario Suban, l’uomo che ha servito generazioni di triestini, politici, presidenti, persino Papa Wojtyla, cui aveva dedicato un dolce che è poi rimasto nel menù. Quest’anno ha festeggiato gli 80 anni e i 150 anni del suo storico ristorante nel rione di San Giovanni. A Trieste Suban non è un ristoratore, è “IL ristoratore”, quello da cui andare quando si vuol fare bella figura con ospiti venuti da fuori, per mangiar bene, ritrovare i piatti della tradizione ed essere coccolati. Lui, che da giovane non voleva seguire la tradizione di famiglia (il nonno, nel 1865, aveva aperto l’osteria allora fuori porta grazie a una vincita alla Lotteria di Vienna), è diventato un simbolo della triestinità a tavola. Perché lui, il nome di Trieste lo ha portato ovunque nel mondo, dall’Australia ai Paesi Arabi al Giappone, in qualsiasi posto ci fosse bisogno della sua affabilità e professionalità. Affiancato adesso dalla figlia Federica, il patriarca della famiglia non ha mai smesso di lesinare consigli, con un garbo che non è da tutti, mettere i clienti a proprio agio, portare in alto il nome della città e della sua cucina unica, troppo spesso sottovalutata ma assolutamente di valore.

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