La sala del consiglio comunale di Trieste ospita domani la cerimonia di consegna dei premi del San Giusto d’oro 2015, i riconoscimenti attribuiti ogni anno dai giornalisti triestini dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia e del Gruppo Giuliano Cronisti. A ricevere il premio saranno don Mario Vatta, il "prete degli ultimi", e il ristoratore Mario Suban. Presente anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.
Domani alle 12, nella sala del consiglio comunale di
Trieste, verranno consegnati i premi del
San Giusto d'oro 2015. I giornalisti triestini dell’Associazione della
Stampa del Friuli Venezia Giulia e del Gruppo Giuliano Cronisti hanno deciso
quest'anno di premiare don Mario Vatta, il "prete degli ultimi". “Nell’anno dei profughi e dei morti in mare,
di Papa Francesco e del suo monito a illuminare le periferie – ha detto Carlo
Muscatello, presidente del sindacato regionale -, i giornalisti triestini hanno
voluto premiare, con don Vatta, un uomo che ha speso tutta la sua vita per
aiutare gli ultimi, i meno fortunati, le donne e gli uomini che la nostra città
ha lasciato e lascia troppo spesso ai margini. Un premio insomma al “prete
degli ultimi”, che meglio e più di tanti altri impersona il volto aperto,
generoso e solidale di Trieste”.
Nato nel 1937, sacerdote dal 1963, don Mario Vatta è il fondatore della
Comunità di San Martino al Campo, organizzazione che da 45 anni opera a Trieste
in stretta collaborazione con le istituzioni e in rete con simili realtà
italiane per garantire accoglienza a chi fa più fatica: persone vittime
dell’alcol, della droga, reduci dal carcere, ostaggio della solitudine, che non
ce la fanno a stare al passo e hanno bisogno di assistenza, di una casa, di
cure, ma soprattutto di qualcuno che condivida le loro vite in salita. E la
vita di questo “prete degli ultimi”, che un biografo potrebbe descrivere
elencando premi, incarichi e inaugurazioni di nuovi centri d’accoglienza, è di
fatto una galleria di volti, incontri, confronti, che hanno contribuito a
costruire il volto solidale della nostra città. Ruolo riconosciutogli anche
ufficialmente dal Comune di Trieste, che nel 2007 lo ha insignito della Civica
Benemerenza, ma soprattutto dalla stima e dalla fiducia che i triestini hanno
nei confronti di San Martino al Campo e del suo fondatore. Come ha scritto un
lettore del Piccolo alla rubrica Segnalazioni qualche anno fa, ci sono tre cose
che a Trieste non si possono toccare: le donne, l’esodo e don Mario Vatta.
Nel corso della cerimonia, alla quale parteciperà anche il sindaco Roberto
Cosolini, verrà consegnata una targa speciale al ristoratore Mario Suban,
l’uomo che ha servito generazioni di triestini, politici, presidenti, persino
Papa Wojtyla, cui aveva dedicato un dolce che è poi rimasto nel menù.
Quest’anno ha festeggiato gli 80 anni e i 150 anni del suo storico ristorante
nel rione di San Giovanni. A Trieste Suban non è un ristoratore, è “IL
ristoratore”, quello da cui andare quando si vuol fare bella figura con ospiti
venuti da fuori, per mangiar bene, ritrovare i piatti della tradizione ed
essere coccolati. Lui, che da giovane non voleva seguire la tradizione di
famiglia (il nonno, nel 1865, aveva aperto l’osteria allora fuori porta grazie
a una vincita alla Lotteria di Vienna), è diventato un simbolo della
triestinità a tavola. Perché lui, il nome di Trieste lo ha portato ovunque nel
mondo, dall’Australia ai Paesi Arabi al Giappone, in qualsiasi posto ci fosse
bisogno della sua affabilità e professionalità. Affiancato adesso dalla figlia
Federica, il patriarca della famiglia non ha mai smesso di lesinare consigli,
con un garbo che non è da tutti, mettere i clienti a proprio agio, portare in
alto il nome della città e della sua cucina unica, troppo spesso sottovalutata
ma assolutamente di valore.