Con un emendamento approvato dall'Aula della Camera nei giorni scorsi, i giornali di partito e le cooperative possono tirare un sospiro di sollievo, perché viene reintrodotto il diritto soggettivo ai contributi fino ad un anno dopo l'entrata in vigore di un regolamento che ancora non c'è, quindi per almeno due anni.
Era stato il decreto Tremonti, convertito in legge nell'agosto di quest'anno, a cancellarlo legando i fondi alle disponibilità di bilancio. Il primo problema, però, resta nel fatto che dovrebbero essere ripristinati anche fondi adeguati nella Finanziaria del 2009, perché in quella del 2008 sono pari a 418 milioni 371 mila, mentre per l'anno successivo verrebbero ridotti a 261 milioni, sostiene Lelio Grassucci di Mediacoop. Quindi il consenso bipartisan all'emendamento è solo un primo passo di quel cammino che, passando anche attraverso il regolamento annunciato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l'editoria Paolo Bonaiuti, deve arrivare ad una più organica riforma del settore. Sono questi, in sostanza, i passaggi del percorso dei prossimi mesi individuati dai partecipanti di oggi ad una conferenza stampa che ha messo insieme i promotori della campagna, tutta trasversale, in difesa appunto delle testate di partito e delle cooperative. Un gruppo che va dal Manifesto a Europa, a Liberazione, all'Unità, alla Padania, ad Avvenire. Con i rappresentanti dei tanti giornali coinvolti c'erano i sindacati, dalla Federazione nazionale della stampa alla Cgil, da Mediacoop all'associazione Articolo 21, con il portavoce Giuseppe Giulietti che si è detto pronto ''a votare gli emendamenti presentati anche dalla maggioranza quando arriveranno in Aula se vanno in questa direzione completando l'iter. Mi auguro - ha sottolineato - che questo percorso porti ad una legge in Parlamento condivisa''. Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, ha annunciato che per l'inizio del 2009 tutte queste forze confluiranno in un grande confronto collettivo sui temi dell'editoria e in vista appunto di una proposta per una riforma organica del settore: ''due anni per realizzare una legge sono il tempo massimo, a partire dalla ridefinizione del prodotto editoriale''. Anche perché, ricorda Fammoni, la legge Gasparri prevede dal 2010 l'incrocio tra stampa e tv anche per chi ha più di due reti ''è a quel punto un semplice regolamento non può bastare per evitare problemi di pluralismo''. Come lui la pensa anche Lelio Grassucci, di Mediacoop, secondo il quale ''il regolamento si ferma solo a metà e non è sufficiente''. nella convinzione che ''la parola 'rigore' - ha aggiunto Roberto Natale, presidente Fnsi - non ce la facciamo scippare da nessuno e chiediamo di rivedere i criteri di erogazione, ma non passerà lo scippo nei confronti di iniziative editoriali che garantiscono il pluralismo''. A questo punto, ha concluso il segretario Fnsi Franco Siddi, ''bisogna tenere i fari accesi sull'impegno alla mobilitazione che finora ha ottenuto questi risultati importanti e ha consentito il ripristino in Parlamento di elementi che danno una speranza''. Ma questa è materia, sottolinea Siddi ''nella quale non si può intervenire per impuntature, polemiche o vendette e serve una legislazione solida''. Questo per non ''mettere in ginocchio il settore e renderlo ancora meno libero''. (ANSA)