Per 40 anni Massimo Gibelli è stato dipendente della Cgil. Ha cominciato nel 1983: segretario allora era Luciano Lama e lui, come si definisce, "un ragazzo di bottega all'ufficio stampa". Lì è cominciata la sua carriera che lo ha portato a diventare capo ufficio stampa ed anche portavoce dei segretari generali che si sono succeduti.
Due anni fa il posto di portavoce del segretario generale è stato cancellato, una riorganizzazione interna legittima anche per un sindacato, ma il 4 luglio 2023 Gibelli è stato licenziato. A Massimo Gibelli non è stato offerto alcun altro incarico nell'organizzazione sindacale che, pure, avrebbe una sterminata possibilità di reimpiego. Una storia di demansionamento e diritti negati.
«La Fnsi, che è il sindacato di tutti i giornalisti, ovunque lavorino e qualunque incarico ricoprano, è e sarà al fianco di Massimo Gibelli. I giornalisti non possono essere considerati lavoratori di serie b e neppure essere vissuti come un fastidioso corpo estraneo in questa realtà che ha ceduto alla disintermediazione, lo stesso fenomeno che sta mettendo a dura prova anche i sindacati», sostiene Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Auspico - prosegue Costante - che la Cgil, impegnata come tutti noi a difendere la Costituzione, riesca ancora a tenere insieme le lotte di alto profilo politico e il rispetto dei suoi dipendenti, anche quando sono giornalisti».