“Un po' di date sono utili a inquadrare il tema: la legge sull'editoria "tradizionale" risale al 1981. Nel 1981 Jack Dorsey, uno degli inventori di Twitter, aveva cinque anni. Al 1991 risale la legge che si applica per le crisi e gli ammortizzatori sociali dell'emittenza radiotelevisiva. Nel 1991 Mark Zuckerberg, inventore di Facebook, aveva sette anni. Le loro aziende appartenevano al mondo dei sogni. Oggi sono realtà così solide che hanno travolto il vecchio modello di business dell'editoria”.
Inizia così il comunicato stampa con il quale il direttivo
di Stampa Romana interviene sull’imminente riforma dell’editoria promessa dal
sottosegretario Luca Lotti, a cui i vertici del sindacato regionale si
rivolgono per sottolineare come “l'editoria digitale dovrebbe essere il tema
del tavolo dell'editoria convocato, a fine aprile, dal sottosegretario Luca
Lotti per rilanciare un mondo a scomparsa”.
“Quel tavolo – rileva Stampa Romana - può raggiungere un risultato fondamentale
per il mondo della produzione, nel quale rientriamo a pieno titolo noi
lavoratori, a patto che non ci siano incertezze, tentennamenti, tatticismi”.
“Dal punto di vista sindacale ci troviamo di fronte a spifferi, voci di
corridoio, boatos che non centrano il risultato. Non si contano le aziende che
ci chiedono se sia ancora aperto e disponibile lo sgravio INPGI per le nuove
assunzioni aperto dal rinnovo contrattuale. Esiste lo sgravio ma non si vede,
visto che non è rifinanziato. Nei pochi mesi di vita del 2014 aveva prodotto
250 assunzioni. Ma non possono neanche le stesse aziende applicare gli sgravi,
previsti nella legge di stabilità, per l'intero sistema produttivo del paese”.
“All'incertezza delle regole – prosegue la nota – si accompagnano una serie di
puntini di sospensione sugli interlocutori del tavolo. Ci chiediamo se non sia
il caso di invitare oltre a distributori ed edicolanti, giornalisti ed editori,
anche chi detiene le chiavi della ricchezza di questo settore, gli Over the
top, Mr Google o Dr. Facebook. Ci chiediamo se non sia il caso di capire anche
con loro come risolvere la questione del diritto d'autore. Se questo tema vada
affrontato frontalmente, includendo anche la relativa questione fiscale, o se
non sia il caso, come in Francia, di ricavare da quegli attori risorse per
sostenere l'editoria tradizionale, i grandi gruppi, ma anche nuovi progetti,
start up, nate e pensate in un'ambiente digitale. O se la mano pubblica rinunci
a gestire la cabina di regia del mondo dell'editoria per lasciarlo allo spirito
d'iniziative delle singole aziende che possono legittimamente sottoscrivere
intese con Google, si chiamino La Stampa, Adnkronos o Repubblica”.
“I segnali che arrivano dall'occupazione, dal mondo delle cooperative, dal
mondo dell'emittenza locale, sono ancora pessimi – precisa il comunicato – e
non possono attendere attese o rinvii. Abbiamo bisogno di decisione, di
coraggio, di lungimiranza. Le date di partenza sono utili a tornare anche
sull'INPGI. In attesa di conoscere le
carte della riforma, chiediamo, come abbiamo fatto in un precedente direttivo,
di esaminarle nel dettaglio, di discuterle apertamente con la categoria di
contrattualizzati e non subordinati, di non avere un pacchetto ‘prendere o
lasciare’. Il sacrificio passa dall'assunzione di responsabilità. L'assunzione
di responsabilità passa da un confronto schietto, a viso aperto e senza frette
eccessive con i giornalisti e le giornaliste”.