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Componenti Fnsi 26 Mar 2007

Stampa Democratica: “Sulle pensioni dobbiamo discutere”

Il problema delle pensioni tocca anche i giornalisti. E’ bene ribadirlo per non ancorarci esclusivamente alla battaglia, giusta, in difesa dell’INPGI contro le insidie della classe politica e degli editori.

Il problema delle pensioni tocca anche i giornalisti. E’ bene ribadirlo per non ancorarci esclusivamente alla battaglia, giusta, in difesa dell’INPGI contro le insidie della classe politica e degli editori.

Il tema dell’età minima pensionabile è al centro del confronto tra governo e Confederazioni. La FNSI ha due possibilità: appiattirsi sulle posizioni di CGIL, CISL e UIL, oppure sviluppare una propria linea. E non vale l’osservazione che la legge generale ricadrà, come sempre, anche sui giornalisti. Anzi. Questo semmai ci spinge a riflettere sulla controversa questione del cumulo. Giuste o no le regole attuali, dobbiamo dare una risposta ad un quesito: perché ciò che è peggiorativo (innalzamento della soglia per l’anzianità) deve valere anche per noi, e ciò che è migliorativo (allentamento dei vicoli al cumulo) no? Può darsi che vada bene così, ma dobbiamo discuterne e collocare le scelte che adottiamo in una prospettiva accettabile da tutti, giovani e anziani. Non possiamo nemmeno liquidare con sufficienza il tema della rivalutazione delle pensioni. Chi è “a riposo” da dieci anni, o venti, o anche più, è vittima di un pesante impoverimento. Tanto più che non tutte le pensioni “di partenza” sono consistenti. Uno studio della Cisl ha misurato la perdita del potere d’acquisto delle pensioni negli ultimi 15 anni. Per quelle medio basse (tra 600 e 1500 euro mese), la decurtazione provocata dalla mancata perequazione semestrale vale da 57 a 44 volte una mensilità di 15 anni fa. E’ come se quei pensionati non avessero percepito assegni per un periodo di 3 o 4 anni. E’ vero che dobbiamo preoccuparci della compatibilità dei conti dell’INPGI e della congruità delle pensioni di chi oggi è giovane. Su questo, come sul contratto, bisogna rifondare il patto tra generazioni. Se giovani e anziani si comportano da avversari è finita. Evitiamo di dar fiato allo slogan che vuole gli anziani privilegiati, un “peso” per le generazioni future. Se passa la logica del “si salvi chi può”, i vecchi pensando soltanto a sé, potrebbero persino avere la meglio, soprattutto in un Paese dove gli anziani sono ormai maggioranza (accade persino tra gli iscritti ai sindacati). E’ difficile che la pensione possa avere agganci veri con la dinamica salariale. L’impoverimento dei pensionati - di tutti, ovviamente, non di una sola categoria - potrebbe essere evitato con meccanismi fiscali. Che cosa impedirebbe di abbattere le aliquote per chi è in pensione, se privo di altri redditi significativi, progressivamente in base all’età? E’ matematico che un pensionato di 85 anni avrà perso buona parte del potere di acquisto di cui godeva a 65. Riducendo negli anni l’aliquota si attuerebbe un fiscal drag al contrario, con effetti di equità complessiva. E si limiterebbe il rischio che gli anziani cadano nel bisogno, e siano costretti a ricorrere a forme di assistenza a carico della collettività.

@fnsisocial