“Gli Stati generali dei giornalisti italiani si sono conclusi con l’approvazione a maggioranza di un documento che non rispecchia la gravità dello scontro in atto con gli editori e mostra l’assenza da parte della maggioranza della FNSI di una strategia adeguata all’eccezionale momento politico-sindacale.
“Lo sciopero resta lo strumento principe - non certo l’unico - di una vertenza, ma deve essere accompagnato e sostenuto da iniziative capaci di sbloccare l’attuale situazione di stallo. “L’arrogante e pervicace chiusura degli editori, anche di fronte all’ultimo invito rivolto alla Fieg dal Governo, richiede da parte dell’Esecutivo una presa di posizione chiara e precisa: il sottosegretario all’Editoria Ricardo Franco Levi dovrebbe vincolare la discussione sulla riforma della legge sull’editoria all’apertura del tavolo contrattuale. E il ministro del Lavoro Cesare Damiano dovrebbe imporre, come è nei suoi poteri, la riforma delle pensioni che l’INPGI aspetta dal luglio 2005. “Questo avrebbe dovuto chiedere immediatamente la FNSI. Non basta un giorno di sciopero convocato all’improvviso - peraltro non condiviso dalle redazioni di importanti quotidiani - per sbloccare la vertenza. Ed è per questo motivo che le componenti di Stampa Democratica e Puntoeacapo, attraverso le rappresentanti nella giunta FNSI, Mariagrazia Molinari e Cinzia Romano, hanno votato contro uno sciopero “emotivo”,. “La mozione approvata dagli Stati Generali - fatta propria dalla segreteria della FNSI, che ancora una volta non ha recepito le critiche e le dissonanze espresse in assemblea - pur confermando i sette giorni di sciopero già proclamati, non affronta il nodo fondamentale della questione: quale strategia per un contratto che non c’è. Dopo 13 giorni di sciopero - mai ne sono stati messi in campo tanti solo per aprire il tavolo della trattativa - i giornalisti ancora non sanno con quali prospettive affronteranno le prossime scadenze di lotta”