Il Somaliland festeggia oggi il 54° anniversario dell’indipendenza condannando due giornalisti e chiudendo i loro organi di stampa per aver raccontato alcuni casi di corruzione ai vertici delle istituzioni.
Ad Hargeysa, capitale del Somaliland, ieri mattina è stata pronunciata la pesante condanna a tre anni di reclusione a carico di Yusuf Abdi Gabobe, giornalista ed editore di Haatuf Media Network, e a quattro anni per Ahmed Ali Igeh, capo redattore della rete.
Sono stati inoltre condannati all’equivalente di US$ 8.000 mentre è stata revocata la licenza di pubblicare all’intero gruppo editoriale in cui 24 giornalisti lavorano alla pubblicazione di un quotidiano in lingua somala (Haatuf, “Il Messaggero”), un settimanale in lingua araba ed uno in lingua inglese, oltre a due siti Internet: il primo intitolato “Haatuf” ed il secondo “Somaliland Times”.
La pesantissima condanna è stata comminata dalla Corte Regionale di Hargeysa presieduta dal Vicepresidente del Tribunale Adan Salad Seed per la diffamazione che, attraverso la stampa, sarebbe stata commessa ai danni del Ministro dell’energia Hussein Abdi Dualeh e di Bashe Awil, marito di Lul Mohamed Silanyo e, quindi, genero del Presidente Ahmed Mohamud Silanyo in relazione a mazzette erogate dalle multinazionali delle prospezioni minerarie. E’ stata la first lady Ahmina Weris che, a sentir citare il nome del genero, sarebbe insorta pretendendo la testa degli autori degli articoli e dell’editore.
Il verdetto è stato pronunciato quasi di soppiatto, all’alba di mercoledì 25 giugno – vigilia della festa dell’indipendenza del Somaliland, ma in cui è stata oggi soppressa la democrazia – ed in assenza dei media, dei parenti degli accusati e perfino dei difensori che si erano in precedenza dimessi per protestare contro l’iniquità del processo. Il Vicepresidente del Tribunale Adan Salad Seed ha parlato, invece, di un giudizio equo. Per contro la stampa parla oggi di una sentenza imposta ai giudici dal governo e organizzata dalla famiglia presidenziale che avrebbe lavorato con il Presidente del Tribunale Faysal Dhago-dhago, col procuratore generale, con il ministro dell’energia ed il ministro degli interni per stroncare sul nascere le accuse e diffidare altri dal riprendere le notizie sulla corruzione targata Famiglia Silanyo.
Yusuf Abdi Gabobe, giornalista editore e presidente di Haatuf Media Network, è stato richiuso in isolamento già circa due mesi e mezzo fa nel carcere di Gabiley, a sessanta chilometri ad ovest di Hargheysa, verso il confine con l’Etiopia.
L’Unione nazionale dei giornalisti somali (NUSOJ) ha definito l’accaduto “agghiacciante e minaccioso”. “Si tratta di un verdetto ingiusto e disumano contro la libertà di stampa in Somaliland”, ha detto Mohamed Ibrahim, segretario generale di NUSOJ che ha proseguito: “Esortiamo le autorità del Somaliland ad annullare il verdetto, liberare i giornalisti e permettere ai giornali di riprendere le loro attività”.
Anche l’opposizione politica contesta il verdetto lamentando che è stata danneggiata gravemente l’immagine di un Somaliland che si definiva sul palcoscenico internazionale come uno Stato autonomo democratico, tollerante e tutore delle libertà di espressione.
L’attuale presidente Ahmed Mohamud Silanyo, eletto nel 2003 nelle prime presidenziali del Somaliland, ha preso il posto di Dahir Rayale Kahin dopo essere stato a lungo Ministro di Siad Barre nella Grande Somalia ante 1991. Tornato nella sua regione natale all’inizio della guerra civile, ha partecipato alla politica autonomista della Regione dotatasi di un proprio governo, una capitale, una bandiera, una moneta ed un suo esercito. Ma la comunità internazionale non ha mai riconosciuto il Somaliland come uno Stato indipendente.
Questa sentenza tradisce l’origine dell’elezione democratica del Presidente Silanyo ed offende la fiducia del popolo somalilandese e della comunità internazionale nelle basi democratiche del Somaliland. L’arresto di giornalisti che diffondono notizie sulla corruzione dei vertici istituzionali rischia di trasformare il Somaliland in una dittatura autonoma.
Dalla sua cella di Gabiley, Yusuf Abdi Gabobe lancia un appello all’ONU, all’Unione Europea, all’Italia ed al Ministro degli esteri britannico William Hague per una mobilitazione internazionale che riporti il Somaliland nella legalità salvaguardando il posto di lavoro di ventiquattro giornalisti della libera stampa e la dignità dei loro familiari.
Dal blog Primavera Africana su repubblica .it di Shukri Said del 26 giugno 2014